Il Dl Coesione rappresenta la summa delle contraddizioni del Governo Meloni e lascia aperte questioni di notevolissimo rilievo. Il Governo che si è battuto per una misura pericolosa e pasticciata quale l’Autonomia differenziata, ora giunge ad una misura, altrettanto confusa ma di segno opposto, che accentra nelle mani di palazzo Chigi il controllo su progetti ed interventi di natura del tutto eterogenea. Dall’armonizzazione delle politiche europee, alle politiche di coesione (rivolte prevalentemente al Sud), fino alla gestione del Pnrr e delle sue risorse: una centralizzazione confusa che, ad esempio, senza i nostri emendamenti avrebbe escluso Comuni ed enti locali dalla governance e che continua ad escludere le parti sociali. In particolare si tratta di un insieme disorganico di azioni che non affronta minimamente aspetti strategici, quali quelli, ad esempio, delle stazioni appaltanti e del capitale umano. Per i professionisti chiamati a gestire gare e progetti, che valgono ben 74mld di euro, sono previsti, infatti, contratti del tutto inadeguati rispetto alle professionalità richieste. Inoltre, ad aggravare la situazione, assistiamo ad una moltiplicazione di cabine di regia, guarda caso scollate dall’ azione delle commissioni parlamentari. Un caos sospetto perché nei fatti il Governo ha usato questo accentramento selvaggio per esautorare il Parlamento, tagliandolo fuori dalla fondamentale funzione di monitoraggio. Sarebbe servita una valutazione d’impatto almeno una volta l’anno e invece niente. Quale problema c’è nel non far sapere al Parlamento lo stato di attuazione dei progetti e il rispetto del cronoprogramma? Chi controlla quindi il controllore?”. Così la senatrice Beatrice Lorenzin, vicepresidente del Gruppo del Pd, intervenendo nell’aula di Palazzo Madama.


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