“L’Italia avrebbe dovuto firmare il
trattato perche’ ha contribuito a scriverlo. Questo trattato
prende tutta l’esperienza accumulata, anche quella negativa di
questi ultimi anni. In un’ottica di salute globale, ci mette in
grado non di trovare la soluzione perfetta, che purtroppo non
c’e’, ma di avere gli strumenti – quando ci troviamo davanti a
un virus sconosciuto – che ci consentono di agire in modo
globale”. Lo ha affermato la vicepresidente del gruppo del
Partito Democratico al Senato, Beatrice Lorenzin, nel corso
della trasmissione radiofonica “Giu’ la maschera” (Radio 1 Rai),
dedicata al tema “Nuovo trattato pandemico: cosa cambia per
l’Italia?”. “A una emergenza biologia bisogna dare una risposta
che non sia ideologica”, ha detto Lorenzin. “Il trattato non
lede la sovranita’ nazionale e la possibilita’ per i singoli
paesi di fare scelte diverse. Pero’ cerca di trovare soluzioni
rispetto a quello che abbiamo vissute. Una per tutte condividere
le scoperte sugli agenti patogeni. Nel momento in cui uno fa una
scoperta non te la tieni, ma la condividi con gli altri paesi
per metterla a disposizione della comunita’ scientifica per
trovare un vaccino o una soluzione. Vorrei ricordare Ebola. Se
non fossimo intervenuti a livello internazionale, non solo con
Oms, ma anche con i singoli Stati, non saremmo riusciti a
fermare un’epidemia che era una cosa agghiacciante”.


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