Il disegno di legge di conversione del decreto legge di proroga delle missioni internazionali, approvato dalla Camera, è attualmente all’esame del Senato. Esso rappresenta il principale strumento normativo volto a definire le priorità di politica estera e di sicurezza del nostro Paese. Nondimeno, proprio in virtù della straordinaria importanza che riveste la politica estera, l’auspicio, che ho anche espresso in qualità di relatore del succitato provvedimento, è che si arrivi presto all’approvazione di legge quadro di carattere generale e stabile che disciplini la questione dell’impiego dell’Italia e dell’impegno dell’Italia derivante dall’appartenenza all’Unione europea e alle maggiori organizzazioni internazionali e regionali. Ciò anche per ragioni di credibilità internazionale del nostro Paese. Nel provvedimento l’impegno dell’Italia in ambito di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di pace e stabilizzazione è previsto nelle principali aree di crisi, dal Medioriente all’Africa e all’Asia. A cento anni dal primo conflitto mondiale, il mondo è di nuovo attraversato da una serie di violenti conflitti, che, se da un canto, stanno mettendo in discussione gli equilibri geopolitici e strategici costituitisi all’indomani delle due Guerre mondiali, dall’altro stanno generando distruzioni e sciagure umanitarie di immense proporzioni e gravità. Per tali motivi l’impegno dell’Italia e dell’Europa deve essere costantemente concentrato alla ricerca di soluzioni effettive di pace e di stabilità. E’ soltanto attraverso un serio impegno dedicato alla ricostruzione delle istituzioni civili e al sostegno del dialogo politico è possibile creare i presupposti per una stabilità politica e una partecipazione di tutti i cittadini, senza discriminazioni di sesso, razza e religione, alla vita pubblica. Questo è l’impegno che l’Italia, con questo provvedimento, si è assunta in aree ad alta conflittualità e disordine come l’Iraq e la Libia, restando ai due Paesi che oggi probabilmente destano maggiori preoccupazioni. In Afghanistan, è in atto la fase denominata ‘transition’, che prevede il progressivo rilascio delle responsabilità alle Autorità afgane, con l’assunzione da parte delle Afghan National Security Forces (ANSF), entro l’anno 2014, della ‘full responsibility’. Anche qui l’impegno italiano è volto al sostegno alle nuove autorità di governo afgane e alle istituzioni pubbliche. Nella stessa direzione va l’impegno dell’Italia nell’Africa sub sahariana. Insieme con l’UE e con alcuni attori regionali si intendono intensificare gli sforzi per la ripresa di un dialogo politico in Paesi come il Mali e la Repubblica centraficana Alla Siria come alla Palestina, Paesi con crisi umanitarie di immani proporzioni, sono state previste iniziative di cooperazione allo sviluppo volte migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati. Non può non tenersi conto della drammatica entità e condizione in cui vivono i rifugiati. In Siria, stando a quanto emerso dall’UNHCR, il numero di profughi siriani che hanno dovuto lasciare il proprio paese e risultano regolarmente registrati presso gli Stati di accoglienza ha superato i 3 milioni; mentre ammontano ad oltre 6 milioni gli sfollati interni, di cui circa la metà sono bambini. In mondo che cambia rapidamente, che vede emergere nuovi attori del terrore, come ad esempio l’Isis, in cui vecchi confini ai quali ci eravamo abituati scompaiono, basti pensare al conflitto in corso il Ucraina che, oltre a mietere diverse migliaia di vittime, ha disegnato nuovi confini geografici, non essendo più la Crimea soggetta alla statualità ucraina, è necessario rafforzare il ruolo dell’Europa e dell’Italia in Europa affinchè torni ad affermarsi il diritto internazionale nei rapporti tra Stati, precondizione per una pacifica convivenza nell’ambito della comunità internazionale. Ulteriori drammaticità stanno emergendo a seguito della diffusione del virus Ebola. Relativamente all’epidemia generata da tale virus il provvedimento prevede la promozione di progetti di carattere sanitario in linea con quanto certificato dall’Organizzazione mondiale della sanità volti a contrastare l’epidemia dell’Ebola. L’importanza di essere attori protagonisti e responsabili, facilitatori di soluzioni di stabilità, ha rappresentato il perno attorno a cui si è sviluppata l’informativa del presidente del consiglio, di martedì 16 settembre. L’importanza che Renzi riconosce alle relazioni internazionali, ed al ruolo che in esse deve ricoprire l’Europa, è emersa con chiarezza anche a livello europeo dove, grazie anche alla sua tenacia, è stato possibile vincere le resistenze ed affermare la nomina del nostro ministro degli esteri ad Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

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