‘Con questi sistemi la democrazia è a rischio, ho convinto Rosario a non dimettersi’
«La Sicilia è stata ad un passo dal voto, volevano fare una specie di golpe». Giuseppe Lumia, senatore Pd, è incredulo. «Ci dobbiamo rendere conto che quanto è accaduto è di una gravità inaudita».
Senatore lei parla di «golpe» ma all`inizio ha creduto alla telefonata.
«Ho detto subito che ero disgustato dalle parole di Tutino. Frasi inaudite. Ho anche aggiunto che andava allontanato da qualunque servizio pubblico. Ma rifiutavo l`ipotesi della mancata reazione di Crocetta».
La scena poi è cambiata. E considera l`accaduto un fatto eversivo. Perché?
«È senza precedenti. La Procura ha smentito tutto. Siamo di fronte ad una telefonata che non esiste agli atti, che non è stata trascritta. Inesistente. La Procura è stata chiara. Ed è ancora più inquietante su diversi profili».
 Quali?
 «Umano. Per poco non si distruggeva una persona. Io ho raccolto il pianto di Crocetta. Ho sentito il suo dolore e la sua disperazione quando insisteva nel dirmi di non aver ascoltato nulla da Tutino sulla Borsellino. Noi abbiamo fatto una scelta precisa contro la mafia. E Crocetta non poteva rimanere inerme di fronte a un insulto del genere. Non è nelle sue corde. Non fa parte della sua storia».
Il secondo profilo.
«È politico. La Sicilia stava per andare al voto per una infamia a livello mondiale. Non è stato facile convincere Crocetta a non dimettersi. Me l`ha confidato subito: me ne vado, mi ha detto, ed io gli ho chiesto di soprassedere, di riflettere. Non poteva sopportare di essere accusato di non aver difeso la Borsellino. E sarebbe stato devastante perché a valanga avrebbe interessato anche altre regioni. Ora chi risarcirà il popolo siciliano di un danno di questa portata. Chi risarcirà Crocetta?».
Il terzo profilo qual è?
«La macchina del depistaggio».
In che senso?
 «Tutte le più alte cariche dello Stato sono state depistate. Questo deve essere chiaro a giudicare dagli interventi che sono stati fatti. Qualcosa non ha funzionato. Se una intercettazione non esiste come mai dal presidente della Repubblica a quelli di Camera e Senato, al premier e poi il ministro dell`Interno hanno avuto una informazione diversa? Non siamo di fronte a delle intercettazioni filtrate dalla Procura ma a delle parole mai pronunciate. Di questo chiederò conto ad Alfano. Perchè è la sicurezza che viene meno».
L`Espresso che ha rivelato le frasi choc conferma l`esistenza aggiungendo che gli atti relativi a questa inchiesta sono stati secretati.
«La Procura avrebbe risposto in maniera diversa. Ne sono certo. Avrebbe detto ci sono indagini in corso. Punto e basta. È andata oltre: non esistono».
Dunque per lei è una macchinazione?
 «È evidente. Si vuole eliminare Crocetta».
Dal punto di vista politico la giunta sta attraversando un periodo critico. La strada è tutta in salita. Tre assessori si sono dimessi…
 «La Sicilia del cambiamento che rappresenta Crocetta non piace. Piace l`altra. Un presidente che avvia delle riforme mai fatte prima risulta indigesto. Ha rotto degli schemi precostituiti. Il sistema Sicilia è molto abile e in grado di stoppare il cambiamento. Magari si traveste del buon padre di famiglia che chiede per poi rivoltarsi contro. Fa parte della grande abilità e che non si rassegna a farsi mettere da parte. Tuttavia questo contesto non spiega tutto quello che è avvenuto. Qui si è andati oltre».
Come pensa che vada a finire?
«Non deve finire a tarallucci e vino, rifiuto questa logica di italietta da strapazzo. Si deve andare fino in fondo. Bisogna comprendere come è nata questa macchinazione. E le cariche dello Stato dovrebbero interrogarsi prima di intervenire su come vengono verificate le notizie. È scandaloso e preoccupante quanto è accaduto».
Occorre una riflessione seria sulla legge delle intercettazioni?
«Non per questo caso. Non esiste. E basta. E forse è l`aspetto più inquietante».

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