Viviamo una situazione particolare dovuta « all`emergenza sanitaria e agli impegni che il nostro Paese sarà chiamato a rispettare con l`Europa per il Pnrr. Per questo serve stabilità. Oggi il Pd sta lavorando per mantenere questa stabilità attraverso la ricerca di un metodo che consenta di eleggere un Presidente della Repubblica con la più ampia maggioranza possibile. Serve una figura super partes e autorevole. Contemporaneamente va costruito un patto di legislatura che garantisca al Paese un governo che lavori fino alla scadenza naturale della legislatura. Non possiamo disperdere il patrimonio di fiducia conquistato in Europa».

Simona Malpezzi, presidente dei senatori Pd, dipinge così il quadro delle trattative in corso fra i partiti sul nuovo inquilino del Colle. Senatrice a questo punto forse un nome può farlo. Chi corrisponde meglio allo scenario al quale il Pd sta lavorando?

«Parliamo di metodo: serve un nome condiviso, che sia di tutti. Per questo le forze politiche devono parlarsi».

Che ne pensa della candidatura di Silvio Berlusconi?

«E` una figura di parte e noi non vogliamo figure con questo profilo perché in questo Parlamento nessuno può vantare un diritto di prelazione. Lo dicono i numeri. Per eleggere il Presidente bisogna concentrarsi su nomi che non siano divisivi a cui sia riconosciuta terzietà».

Se Berlusconi si dovesse ritirare prevede conseguenze nel centro-destra o, più in generale, nel quadro politico italiano?

«Senza il nome di Berlusconi sul tavolo potrà iniziare il vero confronto tra le forze per dare al Paese il presidente di tutti ».

La vostra proposta comporta un accordo sui partiti sia sul nuovo Capo dello Stato che su un nuovo premier nel caso la prima casella sia riservata a Mario Draghi. Giusto?

«Noi auspichiamo che tutta la maggioranza contribuisca con senso di responsabilità, visto che le ragioni per cui è nato il governo di unità nazionale non so- no venute meno, a trovare una soluzione larga e condivisa che tenga insieme due elementi indissolubili: un presidente della Repubblica eletto a larga maggioranza e un patto di legislatura che garantisca al Paese un governo che affronti tutti gli impegni che ci aspettano. E dirò di più…».

Cosa?

«Troverei preoccupante se l`attuale maggioranza non votasse in modo compatto il nuovo presidente».

Il centro-sinistra, considerando al suo interno anche Italia Viva, sulla carta avrebbe un numero di Grandi Elettori leggermente superiore a quello del centrodestra. Sicura che alla quarta votazione, quando il quorum scende a quota 505, Pd e 5Stelle non tenteranno un colpaccio?

«Noi siamo seri e consapevoli dell`importanza di lavorare per la condivisione, soprattutto in un Parlamento dove nessuno schieramento è autosufficiente per eleggere il presidente. Per questo continuiamo a ribadire che serve una figura terza e super partes. Dal 2018 ad oggi abbiamo avuto tre governi e tre maggioranze diverse. La ragione è chiara: questo è un Parlamento composto da tante forze, nessuna delle quali può arrogarsi il diritto di dare le carte. Nella sostanza sia il centro-sinistra che il centro-destra si equivalgono. Non si può pensare che in
questa situazione si elegga un Presidente forzando gli equilibri o in una dinamica conflittuale».

Quali riforme pensate di concordare per l`ultimo anno di legislatura?

«Dobbiamo implementare le riforme del Pnrr, mettere in sicurezza il Paese dal punto di vista sanitario ed economico perché sarebbe grave disattendere a questi impegni».

E poi?

«E poi serve la riforma dei regolamenti parlamentari necessaria dopo il taglio del numero di deputati e senatori e una riforma elettorale. Il Parlamento va messo nelle condizioni di funzionare al meglio. Un parlamento più efficiente è nell`interesse di tutti».

La trattativa sta entrando nel vivo. Cosa consiglierebbe a chi sta tentando di trovare l`accordo?

«Non a chi sta tentando l`accordo ma a chi lo sta ostacolando. Non servono bandierine ma senso di responsabilità, disponibilità e coraggio perché e in gioco il futuro del Paese». Diodato Pirone


Ne Parlano