Il Parlamento non è un orpello. Il ministro Calderoli porta avanti una riforma che oggi è inaccettabile. Tant’è che nessuno accoglie Le sue bozze con un applauso, è addirittura riuscito a tenere dalla stessa parte imprese e sindacati». A suonare la carica anche contro l’ultima versione della riforma dell’autonomia differenziata in salsa leghista che domani approderà in cdm è Simona Malpezzi. Per la capogruppo del Partito democratico al Senato infatti. Il testo – vagliato nuovamente ieri dalla maggioranza durante il pre-consiglio dei ministri – «continua ad impedire a chi vive al Sud di godere degli stessi diritti di chi vive al Nord, soprattutto se interverranno, come sembra, sulla scuola».

Senatrice Malpezzi, perché ritiene che la scuola sia il punto più critico della riforma autonomista a cui sta lavorando Calderoli?

«Già oggi gli studenti del Centro e del Sud hanno meno tempo-scuola rispetto a quelli del Nord, dove il tempo pieno è diffuso. E questo significa che non vengono garantite a tutti i bambini e le bambine le stesse possibilità di sviluppare competenze, di essere formati o più semplicemente di trovarsi per più ore in un luogo di socialità e comunità. La riforma di Calderoli creerebbe ulteriori differenze, finendo con il discriminare una parte del Paese. Per noi la scuola non dovrebbe rientrare nelle materie per cui è possibile richiedere l’autonomia perché per come la intendono loro sarebbe un’autonomia che crea cittadini di serie A e di serie B. Del resto, questo governo con il ministro Valditara ha già espresso una strana idea di merito. Hanno cambiato il nome del ministero ma si sono dimenticati di dire che non esiste merito senza inclusione, ignorando completamente l’articolo tre della Costituzione che spinge la Repubblica a rimuovere tutti gli ostacoli che possono impedire ai cittadini di godere degli stessi diritti. Piuttosto loro gli ostacoli li mettono, proponendo la pericolosa idea di differenziare gli stipendi secondo l’appartenenza geografica».

Cioè per il Pd la riforma rischia davvero di dividere l’Italia i due?

«Assolutamente. La stessa Giorgio Meloni si è premurata ieri (lunedì ndr) di precisare che non si deve dividere il Paese. Noi chiediamo che sia conseguente a queste parole: stoppi un progetto che è inaccettabile, sia nei contenuti che nei metodo».

Quando parla di metodo si riferisce al ruolo del Parlamento? Al netto della versione del testo che si prende in considerazione l’Aula pare essere stata marginalizzata.

«Certo, anche di questo. La nostra posizione è molto chiara: è necessaria l’adozione preventiva in Parlamento di una legge quadro, per avere un percorso condiviso con Regioni ed enti locali. O comunque, prima di ragionare di una qualunque riforma, vanno disciplinati percorsi e procedure attraverso l’apporto del Parlamento. Invece Calderoli procede esattamente al contrario attraverso pericolose forzature. E poi anche sui Lep è tutto sbagliato. I livelli essenziali devono essere definiti obbligatoriamente prima della sottoscrizione delle intese. Non si può escludere l’Aula».

Peraltro si prevede di definire i Livelli essenziali delle prestazioni solamente attraverso dei dpcm…

‹‹È inaccettabile. Ripeto, i Lep vanno definiti prima delle intese e soprattutto, servono risorse Calderoli invece non pensa nemmeno a metterci i soldi. Quando noi con l’allora ministro Boccia abbiamo costruito la nostra proposta avevamo stanziato fondi per evitare disomogeneità. Senza risorse si va nella direzione di un Paese diviso che è il contrario del vero senso del l’autonomia. E cioè il contrario di ciò che ha ripetuto più volte il presidente Sergio Mattarella: l’autonomia può rafforzare l’unità nazionale solo se mette al primo posto il principio di sussidiarietà e la coesione sociale».

Tornando al metodo. Si sta lavorando a dei ritocchi proprio per dare un ruolo maggiore ad Aula e Commissioni.

<Più che ritoccare una bozza nata male bisogna ripartire da zero. Questo governo ha la strana abitudine di affrontare le riforme come monadi, spacchettandole come vuole spacchetta re l’unità nazionale. Sappiamo che il governo vuole intervenire sugli enti locali con il ministro degli Interni, sull`autonomia con quello degli Affari Regionali e sulle riforme costituzionali con la Ministra delle Riforme. Non è un caso che alla Ministra Casellati abbiamo chiesto che sul piano degli assetti istituzionali si faccia, invece, una proposta organica. Ecco noi vorremmo un quadro complessivo, perché il Parlamento non è secondario e rappresenta i cittadini».


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