“La giustizia minorile italiana e’ stata
per anni un modello a cui l’Europa ha guardato con ammirazione
perche’ abbracciava il paradigma educativo che prevede che il
minore possa essere accompagnato e che, a fianco al fatto di
dover mettere in evidenza che ha commesso un reato, la giustizia
deve essere capace anche di reintrodurre il minore nella
societa’. Non e’ un approccio buonista quello di dire che si
deve mettere al centro il minore con le sue fragilita’ e capire
quali possono essere le strategie di recupero, quindi non
pensando solo alla pena, ma per fare questo abbiamo bisogno di
figure che siano esperte, di pedagogisti, di educatori. Nella
sua audizione sul decreto-legge Caivano, don Claudio Burgio, che
e’ il cappellano dell’istituto penale per i minorenni Beccaria
di Milano ma e’ anche il responsabile della comunita’ Kairos di
Vimodrone, nell’hinterland milanese, aveva sollecitato tutti noi
a dire che abbiamo bisogno di un esercito di educatori ed e’ per
questo che abbiamo presentato emendamenti per mettere a
disposizione dello Stato figure specifiche. Ed e’ triste che
questo Parlamento non risponda all’appello di don Claudio
Burgio. Ma per voi l’unica soluzione e’ il carcere senza
prevenzione e recupero” Cosi’ Simona Malpezzi in Aula sul ddl
Nordio.
“Nei 17 istituti penali per minorenni sono circa 400 i ragazzi
oggi detenuti, ma la detenzione dovrebbe essere la extrema
ratio. Avremmo quindi bisogno di potenziare le comunita’ di
accoglienza, che pero’ al Nord sono in estrema crisi, proprio
perche’ manca il personale e quindi sono quindi costrette a
chiudere. Ma c’e’ un tema anche di stipendi: un pedagogista, un
educatore assunto all’interno di una comunita’ guadagna
1.200-1.300 euro al mese, facendo le notti e i turni. Abbiamo
bisogno di lavorare anche per dare dignita’ a questo mestiere,
perche’ se pensiamo che l’educazione sia al centro, allora va
valutata anche nel riconoscimento sociale di chi svolge questo
compito”, ha concluso Malpezzi.