“La Commissione Giustizia del Senato ha

finalmente avviato la discussione dei disegni di legge in
materia di attribuzione del cognome materno. Un traguardo a cui
si e’ giunti dopo anni di dibattiti, con un iter parlamentare
avviato e interrotto e in seguito al pronunciamento della
Consulta che ha sollevato innanzi a se’ la questione di
legittimita’ costituzionale in relazione alle norme che
disciplinano l’automatica attribuzione del cognome paterno ai
figli. E’ arrivato il momento che il Parlamento, anche
accogliendo alcune indicazioni della Corte costituzionale,
svolga in pieno la sua funzione, colmando questa disparita’ di
genere e adeguandosi ai principi stabiliti dalla Costituzione e
alla normativa consolidata a livello europeo. Il compito della
politica e’ dare buone leggi al Paese che governino anche i
cambiamenti culturali e sociali. In questo senso, i diritti
delle donne devono essere riconosciuti e garantiti nella loro
pienezza. Nelle pieghe delle norme che prevedono la trasmissione
del solo nome paterno si nascondono residui patriarcali che non
possono piu’ trovare spazio in una democrazia compiuta”. Lo ha
detto Simona Malpezzi, presidente del gruppo del Pd al Senato,
nel corso del suo intervento alla maratona delle Democratiche
per l’8 marzo “Un’agenda per la liberta’”, organizzata da
Cecilia d’Elia e aperta dalla testimonianza di Irene,
studentessa ucraina. Le democratiche hanno dedicato questa
maratona per l’8 marzo proprio alle donne ucraine.


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