“Credo che il suo sia stato un discorso necessariamente indefinito: lei ha cambiato idea, altro che “sono sempre stata coerente”. Dietro la pomposa retorica sulla nuova Europa delle Patrie, dove “la pacchia è finita” e in cui bisogna andare “a testa alta e senza subalternità” c’è la piena consapevolezza della necessità che bisogna rispettare i vincoli di bilancio. Non mi pare un caso che abbia dovuto precisare che il suo governo onorerà i Trattati alla base della convivenza comunitaria. A noi sembra scontato.
Quando parla d’Europa a volte temo che lei confonda l’autorevolezza con la subalternità. Sedersi ai tavoli e trattare non significa essere subalterni, ma significa prendere atto di essere in una comunità, quella europea, che richiede dei passaggi di mediazione e collaborazione, limando le proprie posizioni, fino ad arrivare a faticosi compromessi. E se non ci fosse stato questo modo di agire di uomini capaci di tessere come Paolo Gentiloni o David Sassoli, oggi non avremmo il PNRR. E sono a costretta a ricordare che se fosse stato per voi non lo avremmo mai approvato. Perché può non piacerle che le venga sottolineato, ma lei si è astenuta.
Ieri abbiamo sentito nell’aula della Camera parole pronunciate da esponenti della sua maggioranza in cui si tende a tenere separati atlantismo e europeismo, come se il primo da solo fosse sufficiente a dare credibilità internazionale al suo governo. Non è così. Noi dobbiamo essere forti nella UE, credibili nella UE, autorevoli nella UE. E lei lo sa bene visto che la sua fascinazione anti euro è terminata nel corso della scorsa legislatura e i toni sovranisti più duri definitivamente messi in soffitta terminata la campagna elettorale”. Così nell’aula di Palazzo Madama la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi in dichiarazione di voto sulla fiducia al governo Meloni.


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