“L’interesse suscitato dall’appello di
Daniele Novara e Alberto Pellai per lo stop a smartphone e
social sotto i 14 e 16 anni ci dice molto chiaramente che le
famiglie chiedono una risposta forte a un allarme sempre piu’
diffuso tra gli adolescenti. E’ urgente che si velocizzi il
percorso parlamentare del disegno di legge Mennuni e Madia e di
altri gruppi parlamentari, per cui si e’ conclusa la fase del
deposito emendamenti e si attendono i pareri del Governo. Il
testo ha proprio l’obiettivo di tutelare i minori nello spazio
digitale. E’ arrivato il momento di riconoscere un problema e
cominciare ad occuparsene. Puo’ risultare impopolare ma la
politica senza il coraggio di scelte anche impopolari serve solo
a se stessa e non a cambiare le cose che non vanno”. Cosi’
Simona Malpezzi, vicepresidente della commissione bicamerale
infanzia e adolescenza. “L’appello “Stop smartphone e social
sotto i 14 e 16 anni: ogni tecnologia ha il suo giusto tempo”
-aggiunge – sta riscontrando un grande consenso non solo da
parte di pedagogisti e professionisti ben consapevoli dei danni
che il digitale puo’ provocare in chi e’ ancora nell’eta’ dello
sviluppo, ma anche dai genitori. Non possiamo continuare a
parlare di un allarme rispetto alla condizione degli adolescenti
e poi non fare niente. Credo che regolamentare l’uso di
smartphone e social non significhi essere contro la tecnologia e
neppure far crescere i figli fuori dal tempo. Significa, invece,
dare una risposta a un problema evidente che sta cambiando il
modo di interagire dei ragazzi, genera dipendenze, porta ad
alterazioni della materia bianca in aree cerebrali centrali per
l’apprendimento della lettura e scrittura come i dati
scientifici ci stanno dicendo. Il legislatore deve quindi
rispondere ad una richiesta della societa’: l’appello ha gia’
raggiunto le 63mila firme e gli incontri per presentarlo sono
sempre affollati di insegnanti e genitori, con richieste
specifiche al Parlamento. Quindi mi auguro che i pareri agli
emendamenti arrivino al piu’ presto e si possa procedere poi al
voto dell’aula”, conclude la senatrice dem.