A distanza di quarantott’ore dall’appello di Papa Francesco per ‘una grande amnistia’, l’intera classe politica italiana risulta ammutolita. C’è la incondizionata adesione dei radicali, da sempre favorevoli a un provvedimento di clemenza, e c’è la risposta vacuamente fiera del Ministro dell’Interno che proclama: ‘no, e poi no’. A tutt’ora, non una riflessione nel merito, né una replica documentata, non un’argomentazione razionale, né una proposta alternativa. L’appello di Papa Francesco sembra destinato a subire la medesima sorte che toccò al messaggio alle Camere dell’allora Capo dello stato, Giorgio Napolitano: una sbrigativa e distratta discussione alla Camera, nessun dibattito in aula al Senato. In quel messaggio, Napolitano proponeva una riforma articolata dell’amministrazione della giustizia e invitava a prendere in considerazione misure come l’amnistia e l’indulto. Quasi tutti si voltarono dall’altra parte. La scena sembra ripetersi oggi. Tutti papisti, dunque, (e moltissimi bacchettoni) ma nessuno o quasi disponibile ad ascoltare le parole del Pontefice quando parla evangelicamente di ‘liberare i prigionieri’, quando afferma che l’ergastolo è ‘pena di morte nascosta’, quando ammonisce sui rischi del ‘populismo penale’, e quando sostiene il ruolo cruciale dei diritti fondamentali della persona’.

E’ quanto scrive in una nota il senatore del Partito democratico Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti Umani a Palazzo Madama.

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