“Sono un parlamentare del Pd, iscritto al circolo Esquilino di Roma. Da tempo sono in dissenso col gruppo dirigente del partito su questioni rilevanti: e questo mi ha portato, all’interno di un rapporto di grande franchezza e di reciproca lealtà, a votare più volte in maniera diversa dalla maggioranza. E ciò è accaduto anche in occasione di alcuni voti di fiducia. Ma finora non ho mai messo in discussione la mia appartenenza al Pd. Potrei sentirmi costretto a farlo ora perché ritengo di trovarmi – e che tutti ci troviamo in una strada senza uscita. Non ho mai preso parte a una riunione della direzione, conosco pochissimi dei suoi membri e di appena 2 o 3 sono amico. Ma non saprei davvero a chi rivolgermi in questo momento se non al massimo organo dirigente del Pd. Il mio è un appello politico e il tono che potrà sembrare drammatico corrisponde esattamente alla valutazione che dò dell’attuale situazione. O la direzione del Pd decide oggi un vero cambiamento di linguaggio e di metodo, di atteggiamento e stile, e di orientamento politico; e decide – oggi e non più tardi di oggi – di avviare una vera politica di coalizione, fondata sul riconoscimento e sul rispetto degli altri soggetti (in primo luogo di Campo progressista e Articolo 1, senza affidarsi ora alla contabilità delle colpe, che sono ovviamente di tutti): oppure tanto vale dichiarare apertamente la propria irresistibile e irriducibile volontà di sconfitta. Ma penso che quello che molti chiamano – spesso troppo retoricamente – “il popolo di sinistra”, ce ne chiederà conto”.
E’ quanto scrive in una nota il senatore del Partito democratico Luigi Manconi.


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