”Decidere della propria vita comporta decidere anche di quella parte della vita che è l’approssimarsi della morte”. Questo l’incipit dell’appello, che vede il senatore del Partito Democratico Luigi Manconi come primo firmatario, sottoscritto anche da tre sottosegretari, Borletti Buitoni, Scalfarotto e Della Vedova, e quaranta parlamentari di diversi schieramenti, ai presidenti di Camera e Senato affinché venga discussa la legge di iniziativa popolare sul fine vita già depositata in Parlamento. L’iniziativa è stata presentata oggi a Roma durante il convegno ‘Liberi fino alla fine’ organizzato dalle associazioni ‘Luca Coscioni’ e ‘A buon diritto’.
‘La legge a cui fa riferimento l’iniziativa – ha ricordato Manconi – è quella presentata nel settembre 2013 dall’associazione Luca Coscioni, che non è mai stata calendarizzata nè in aula nè in commissione’.
‘Sappiamo che patire sofferenze lancinanti e perdere coscienza di sé e degli altri, precipitare in uno stato vegetativo o in una condizione artificiale di sopravvivenza, corrispondono a una profonda lesione di ciò che è il rispetto di noi stessi – si legge nell’appello – Ecco perché il nesso fra autodeterminazione e dignità è così intimo. La capacità di autodeterminazione quando si e’ in possesso delle proprie facoltà o come garanzia ora per allora è, di conseguenza, presidio ineludibile per la tutela della propria persona rispetto a un decadimento che potrebbe annichilire volontà e coscienza e relazioni con gli altri e con il mondo. Dunque, poter decidere rispetto alla conclusione della propria esistenza è, ancor più e prima che affermazione di un diritto, dichiarazione di fiducia nella persona umana e nella sua possibilità di scelta. Per queste ragioni riteniamo che l’eutanasia debba essere sottratta a quelle condizioni di illegalità e a quello stato di mortificazione in cui essa viene largamente praticata oggi. Di conseguenza si rende necessario che l’eutanasia sia depenalizzata e che, dunque, non venga sanzionato chi all’interno di una relazione di cura e su richiesta consapevole del paziente acconsenta a sospendere quella stessa cura, ad accelerare il processo di morte, a prestare assistenza al suicidio o, infine, a compiere un atto eutanasico’ concludono i parlamentari.

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