Giulio Brusadelli, il giovane italiano incarcerato a Cuba per essere stato trovato in possesso di pochi grammi di marijuana, è stato liberato. Anche a causa dei seri disturbi mentali di cui Brusadelli soffre da diversi armi, la condizione di reclusione si era presta rivelata insostenibile per il ragazzo che stava praticamente rischiando la vita. La notizia della liberazione è arrivata ieri, dopo che nei giorni precedenti la vicenda era saltata agli onori delle cronache grazie a un appello dei genitori e alla denuncia del senatore democratico Luigi Manconi, presidente della commissione parlamentare per i diritti umani, a cui chiediamo di ripercorre le tappe principali di questa storia.
 Come inizia l`odissea giudiziaria di Giulio Brusadelli?
Il 3 marzo scorso Giulio, che vive a Santiago de Cuba da diversi anni, viene trovato con addosso 3,5 grammi di marijuana: una quantità minima, equivalente a circa 34 spinelli. Ciò ha portato a una condanna abnorme a quattro anni di reclusione nella quale gli è stato contestato, senza alcun riscontro provato, il reato di traffico di stupefacenti. La sentenza prevedeva che Brusadelli fosse affidato a una comunità di recupero, ma il ragazzo è stato prima mandato in una caserma e poi è finito in carcere. Giulio soffre di una sindrome maniaco-depressiva che lo ha spinto a rifiutare il cibo e in breve tempo si è ridotto in uno stato catatonico: non ha riconosciuto nemmeno i genitori quando gli sono andati a fare visita. La vicenda da giudiziaria è così presto diventata umanitaria. Grazie a un paziente lavoro diplomatico e di pressione da parte delle nostre istituzioni ieri alle 18:30 le autorità cubane hanno alla fine deciso di liberare Giulio le cui condizioni di salute, ci tengo a precisarlo, non si sono affatto stabilizzate. Voglio aggiungere che il ministero degli Esteri ha profuso un grande impegno per raggiungere questo risultato, così come le ambasciate italiane e cubane.
Quest`atto di clemenza cancella la condanna a 4 anni?
Su questo punto ancora non si sa nulla, i cubani hanno notificato la notizia di scarcerazione senza fornire alcun dettaglio in merito.
A parti inverse, se un cubano venisse scoperto con lo stesso quantitativo di marijuana quanto rischierebbe nel nostro Paese?
Purtroppo devo dire che, almeno fino a pochissimo tempo fa, non sarebbe stato inimmaginabile un trattamento simile. La legge FiniGiovanardi, dichiarata incostituzionale da una sentenza della Corte Suprema, anche per il possesso di quantità minime di stupefacenti faceva facilmente slittare la fattispecie di reato verso lo spaccio. Posso approfittare per dire una cosa che mi preme evidenziare?
Prego.
Siamo riusciti a mettere in salvo una persona ma sono 3390 gli italiani attualmente reclusi all`estero. Di questi 330 si trovano in paesi retti da regimi autoritari con i quali è difficile intrattenere relazioni diplomatiche. Bisogna fare in modo di tenere alta l`attenzione su queste vicende, io cerco di seguirne il più possibile anche se è difficile che i media ne diano conto ( e per questo ringrazio l`Huffington Post che ha dato molto spazio alla mia denuncia sul caso di Brusadelli). Mi piacerebbe si desse risalto anche ad altre situazioni drammatiche, come quella di Roberto Belardi che da un anno e mezzo si trova imprigionato in Guinea Equatoriale dove è stato sottoposto a sevizie e violenze documentate.
Perché queste storie spesso non fanno notizia?
Gran parte dell`opinione pubblica non è particolarmente interessata al tema dei diritti dei detenuti, credo per due ragioni: una più profonda e una più superficiale. La prima è che si preferisce ignorare, rimuovere l`esistenza del carcere dato che avvertiamo che chi c`è dentro ha ceduto a pulsioni oscure che tutti quanti abbiamo e con le quali preferiamo non fare i conti. L`altra ragione è che circola la falsa credenza secondo la quale l`impunità la fa da padrona e quasi ci si rallegra quando qualcuno viene messo in cella.

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