Dopo le ultime indecenti parole contro la ministra Cécile Kyenge, verrebbe da pretendere ben altro. 
Che so? Corsi di educazione civica ma forse basterebbe di galateo – per i militanti della Lega (e non solo di quella, già che ci siamo) oppure una legge per le «quote etniche» e per il ‘ticket italiano-straniero’ (sulla falsariga di quello di genere) in ogni lista elettorale per comuni superiori ai 5000 abitanti o, infine, l`obbligo di sostituire, nelle adunanze padane, all`ormai obsoleto Va` pensiero la più fresca Siamo i Watussi (1963) dell`immarcescibile Edoardo Vianello. Suvvia, si scherza, ma per non immalinconirsi troppo. Tuttavia, pur sapendo che l`Italia ha bisogno di riforme radicali sul piano delle politiche per l`immigrazione e di rivedere in profondità la legge sulla cittadinanza, in questo tempo di vacche magre, anche i piccoli progressi e i risultati modesti sono i benvenuti.
Oggi, il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare, all`interno di un «pacchetto per la semplificazione», una norma destinata a rendere meno irto di ostacoli il già faticosissimo percorso per ottenere la cittadinanza. In base a quel provvedimento, a diciotto anni, un giovane straniero potrà diventare cittadino italiano anche nel caso di inadempienze amministrative da parte dei genitori. Fino ad oggi, infatti, la legge 91 del 1992 prevedeva che i nati in Italia da genitori stranieri potessero chiedere la cittadinanza presso il proprio comune di residenza al compimento della maggiore età. A tal fine, dovevano dimostrare di essere stati continuativamente residenti e di aver sempre posseduto un valido titolo di soggiorno. Ciò ovviamente faceva dipendere l`esigibilità del diritto all`ottenimento della cittadinanza dalla regolarità dei genitori. Nel corso degli anni, diverse sentenze hanno dato ragione a chi – nonostante la temporanea irregolarità di residenza e permesso di soggiorno fosse nato in Italia e avesse richiesto la cittadinanza. Per fare questo, però, si richiedeva molto tempo, molta pazienza e qualche risorsa economica perché una simile procedura passa attraverso il Tribunale ordinario.
 Il provvedimento messo a punto dal governo su impulso della ministra per l`Integrazione Cécile Kyenge, e sulla base di un precedente progetto elaborato dall`allora ministra dell`Interno, Anna Maria Cancellieri, renderà più semplice ottenere la cittadinanza tra i 18 e i 19 anni per i nati in Italia da genitori stranieri. E ciò in quanto le prove per dimostrare la precedente presenza sul nostro territorio (pure in assenza dei certificati di residenza) potranno essere costituite anche da documentazione sanitaria e scolastica. Certo, siamo ancora assai lontani dal riconoscimento dello ius soli – più o meno temperato – ma si tratta in ogni caso di un passo nella giusta direzione.

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