«Un discorso di grandissima qualità giuridica ed etica che, tra l`altro, critica a fondo il populismo penale. Ovvero l`idea della sanzione come vendetta che utilizza la pena per affrontare le contraddizioni della vita sociale». Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani, è ammirato dall`intervento del Papa.
Senatore, partiamo dal no all`ergastolo.
«Il Pontefice ricorre a una formula simile a quella che il pensiero giuridico più critico ha utilizzato per contestare il giustizialismo. Il discorso non è solo contro la pena di morte, ma anche contro l`ergastolo, la tortura e tutti i trattamenti inumani e degradanti. Francesco utilizza la lingua delle convenzioni internazionali e ricorda come il codice del Vaticano abbia abolito anche l`ergastolo, definito ‘una pena di morte nascosta’».
E le critiche contro il regime carcerario?
«La straordinaria modernità del ragionamento emerge proprio nell`analisi eli tutti gli istituti che noi siamo abituati, pigramente, a vedere solo nel carcere. Il Papa indica gli istituti per minori, gli ospedali psichiatrici giudiziari e quei ‘campi’ che, nelle legislazioni europee e per la mia esperienza, non possono essere altro che i Cie per migranti. Questo è importante perché il moderno sistema del sorvegliare e punire passa attraverso molti luoghi di imprigionamento».
 Altre cose che l`hanno colpita?
«Due formidabili richiami: quello alla dignità della persona, criterio da affermare prima e a prescindere dalla condanna. E quello alla ‘cautela nella pena’, che, nel linguaggio giuridico laico, corrisponde alla necessità di evitare ogni pena che possa comportare sofferenza maggiore di quella che la pena stessa intende riparare».
Che conseguenze avrà questo discorso?
«Nessun leader europeo ha mai detto cose simili. Il messaggio alle Camere del presidente Napolitano andava nella medesima direzione e rimase inascoltato. Mi auguro con tutto il cuore che non accada lo stesso per questo messaggio di così radicale forza morale».

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