‘Il letto di contenzione dove è stato legato per 87 ore, è uno strumento medievale che sopravvive nell’Italia contemporanea’
E’ iniziato il processo di secondo grado per la morte di Franco Mastrogiovanni, un`altro uomo consegnato nelle mani dello Stato, come Stefano Cucchi, e riconsegnato morto alla famiglia. Mastrogiovanni, maestro elementare, di 58enne, il 31 luglio 2009 viene internato con un Tso nel reparto di psichiatria dell`ospedale pubblico ‘San Luca’ di Vallo della Lucania. Muore dopo essere rimasto per ben 82 ore legato ad un letto e abbandonato alle sue sofferenze. Al primo appello, per la sua morte, vengono condannati sei medici e assorti tutti gli infermieri. Ne parliamo con Luigi Manconi, senatore Pd e presidente della Commissione diritti umani.
Manconi, perché è importante tenere alta l`attenzione dell`opinione pubblica su questo caso?
E` un caso esemplare di tortura, che con Mastrogiovanni raggiunge vertici di ferocia.
Anche perché è stato internato senza particolari ragioni…
Non è qualcuno che ha commesso un reato. Quello che ha fatto è essere passato la notte precedente con la macchina in una zona pedonale. Cosa per altro non verificata, in quanto non c`è un verbale a tale riguardo, per cui si aggiunge illegalità a illegalità.
La procedura del Tso non è stata eseguita correttamente?
Un trattamento sanitario deve essere effettuato con l`autorizzazione del sindaco, previo il parere di due medici e la successiva verifica. Ciò non è avvenuto con Mastrogiovanni.
Le immagini delle telecamere fisse, diffuse dai media, mostrano una lenta agonia.
 In quelle 82 ore in cui è stato imprigionato in vita, a Franco Mastrogiovanni non è stato dato da bere e da mangiare, e addirittura un infermiere ha lasciato il vassoio con il cibo vicino al suo letto, cibo che le sue mani non potevano raggiungere, e se l`è ripreso dopo alcune ore.
 E in quei tre giorni e mezzo, nessuno lo ha aiutato.
Ci sono state dodici persone almeno che hanno permesso che Mastrogiovanni in quel modo. L`assoluzione degli infermieri perché avrebbero obbedito agli ordini getta una luce inquietante sull`accaduto. Come se quel particolare del vassoio fosse un atto normale.
Come può essere accaduto?
C`è l`idea dell`essere umano che al momento che viene internato, possa essere privato dei suoi diritti. Se noi riteniamo che Mastrogiovanni o chiunque entri in un ospedale psichiatrico, non abbia gli stessi diritti dei dottori o degli infermieri, o di chiunque altro, allora si crea questo tipo di situazione.
Quanto c`entra il caso Mastrogiovanni con le normative italiane?
Nel silenzio generale e nell`inconsapevolezza di quasi tutta la classe politica centrale e locale e dell`opinione pubblica, in Italia nel 2014 il letto di contenzione è sicuramente utilizzato con una certa frequenza in diverse strutture.
Perché è un dato centrale?
Il letto di contenzione è dove è morto Mastrogiovanni. E` uno strumento medievale che sopravvive nell`Italia contemporanea e viene utilizzato negli ospedali psichiatrici giudiziari, neii reparti psichiatrici degli ospedali pubblici e nelle residenze per anziani.
 E` perfettamente legale?
 Ritengo che si tratti di uno strumento di tortura, oltretutto sottratto a qualunque regolamentazione, dal momento che per Franco Mastrogiovanni ha funzionato per 87 ore di seguito. 82 mentre era in vita e altre cinque mentre era già cadavere.Qualche tempo prima, All`ospedale di Cagliari, vi è stato crocifisso l`ambulante Casu, che è morto dopo 5 giorni nel letto contenitivo.
Nessuna norma per regolarne l`utilizzo? Dovrebbe essere soggetto a linee guida nei regolamenti, ma solo poche strutture ne parlano. Ma anche quando ci sono i regolamenti, non essendo vere e proprie normative, sono facili da violare.
Nel caso di Vallo della Lucania è stato fondamentale l`utilizzo delle telecamere interne. Andrebbe esteso a tutte le strutture del genere?
Si, e in questo caso, è stato determinante. In altri casi, come quello di Aldo Bianzino, morto nel carcere di Perugia, le immagini non funzionavano bene e non sono state determinanti.

Ne Parlano