‘Non si possono cambiare le regole alla vigilia del voto’
Il  suo partito, il Pd, ritiene che le decisioni siano più trasparenti se il voto è palese. Senatore Luigi Manconi, perché non è d`accordo quando si tratta di votare sulla decadenza di Silvio Berlusconi da parlamentare?
«Sono totalmente contrario da quanto sostiene il mio capogruppo, Luigi Zanda. Non escludo che si possa cambiare il regolamento, ma non voglio che si faccia alla vigilia del voto sulla decadenza di Berlusconi da senatore. La posizione del Pd è la prova che non riusciamo a liberarci da questa ossessione. Ho anche molti dubbi nel merito, perché ritengo che, sulla sorte di un parlamentare, l`assemblea debba esprimersi con il voto segreto, uno dei fondamenti del parlamentarismo democratico e del costituzionalismo moderno».
In realtà il timore del Pd è che qualcuno possa ‘salvare’ Berlusconi nel segreto dell`urna.
 «Non penso che un indecente uso delle prerogative parlamentari giustifichi la lesione di un principio. E poi, dopo aver tanto tuonato contro le leggi ad personam, non si può cambiare il regolamento contra personam. Ovviamente voterò a favore della decadenza e, sulle modalità, mi atterrò alla disciplina di partito».
E ‘indisciplinato’ anche su amnistia e indulto: il Pd è perplesso e lei presenta un testo. Sicuro che serva, visti i risultati dell`ultimo indulto, varato quando lei era sottosegretario alla Giustizia?
‘ Il limite gravissimo di quel provvedimento – necessario perché si rischiava di arrivare nell`arco di pochi mesi a 90-100mila detenuti – fu il non essere accompagnato da un`amnistia, che avrebbe alleviato il carico di lavoro nei tribunali. I due interventi, se coniugati virtuosamente, producono un effetto positivo sul sistema giustizia, di cui il carcere è l`appendice più dolente e crudele».
L’ effetto positivo, però durò poco.
«Tre anni. Il fatto vergognoso fu che, a poche settimane dalla sua approvazione con ben oltre i 2/3 dei parlamentari, si verificò il più colossale disconoscimento, sia a
destra sia a sinistra. Quell`indulto fu ripudiato quasi da tutti, ma non da
Giorgio Napolitano, non da Romano Prodi, non da Massimo D`Alema e non da Altero Matteoli, unico di An a votare a favore. Quel generale ripudio impedì l`introduzione delle misure successive».
Perché insistere, allora?
«Intanto, vorrei sottolineare che il capo dello Stato, nel suo messaggio sul carcere, parla di un progetto complessivo di interventi – custodia cautelare, messa alla prova – e alla fine cita anche l`amnistia e l`indulto. Il carcere oggi è un corpo malato, sul quale le terapie ordinarie possono avere effetto solo se si abbassa drasticamente la temperatura. E i provvedimenti di clemenza sono una cura che dà effetti immediati».
Berlusconi potrebbe godere di eventuali nuovi benefici?
«No, se venisse approvato il mio testo».
Nemmeno per l`interdizione dai pubblici uffici?
«C`è scritto che non può beneficiarne chi ha già goduto dell`indulto del 2006 e quindi non ci sono effetti nemmeno sulle pene accessorie. E poi la mia proposta di amnistia riguarda i reati la cui pena massima è di quattro anni e Berlusconi è stato condannato per un reato la cui pena massima è di sei anni».
Matteo Renzi, probabile futuro leader del Pd, è contrario ad amnistia e indulto. La legalità è di sinistra, dice. Che cosa risponde?
«La legalità è un fondamento dello Stato di diritto. Sommessamente ricordo a Renzi che nelle carceri italiane si consuma una delle forme di illegalità più crudeli e inique. Un uomo di sinistra deve stare molto attento a quando l`illegalità – ovvero lo stato in cui si trovano le carceri italiane – si sposa all`ingiustizia sociale più profonda. E forse, anche a sinistra, troppi ignorano che il sistema della pena oggi è profondamente
classista».

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