‘Nei democratici c’era un patto per una nuova legge sulle droghe. Ora si vada avanti’
Nel nuovo Guardasigilli Andrea Orlando, il senatore democratico Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani, ripone «grande fiducia e notevoli aspettative». E del neo premier Matteo Renzi vuole ricordare le «parole pronunciate quando era segretario del Pd» riguardo la necessità di superare la legge Fini Giovanardi. Insomma, sarà pure «un tipo estremamente convenzionale», come gli piace definirsi quando racconta di aver «fumato canne solo un paio di dozzine di volte nella vita», ma è anche un instancabile innovatore. E un pragmatico sognatore. Senatore, abbiamo un nuovo ministro di Giustizia e poco più di tre mesi per risolvere il problema del sovraffollamento carcerario, come ci ha imposto la corte di Strasburgo. Qual è la road map da seguire, secondo lei?
La soluzione è una e una sola, auspicata dal capo dello Stato, dal precedente ministro di Giustizia Cancellieri e dai più autorevoli giuristi. L`indulto e l`amnistia come misure straordinarie, necessarie e indifferibili, e l`abrogazione dell`ex Cirielli, della Fini-Giovanardí e della Bossi-Fini. Senza queste misure il rischio è dì ricorrere a pannicelli caldi.
Dopo la sentenza della Consulta che ha cancellato la Fini-Giovanardi siamo tornati alla situazione normativa post referendum del `93, con la depenalizzazione del consumo. Perché è necessaria una nuova legge sulle droghe?
Perché bisogna abrogare tutte le sanzioni, amministrative e penali, per tre condotte, essenzialmente: la detenzione, la coltivazione e la cessione di piccoli quantitativi di stupefacenti per uso personale, che è poi il comportamento più diffuso. Sono, queste, condotte punite con sanzioni pesanti anche secondo la Jervolino-Vassalii emendata dal referendum del `93.
Parliamo di depenalizzazione o anche di legalizzazione?
Penso che una impostazione rigorosa sotto il profilo scientifico e giuridico dovrebbe portare a legalizzare in primo luogo le sostanze più nocive, proprio perché i loro effetti possono essere meglio controllati e più efficacemente ridotti. Non a caso l`alcol e il tabacco, che sono più nocivi della marijuana – sempre che non si parli di abuso durante l`adolescenza – sono sottoposti a un regime legale di regolamentazione. Ed ecco perché io la chiedo per i derivati della canapa indiana.
 E per le droghe più nocive?
La legalizzazione di tutte le sostanze è estremamente difficile da conquistare anche perché richiederebbe una strategia comune a livello europeo. Ma purtroppo in Italia perfino la politica dì riduzione del danno (con l`uso legalizzato di sostanze in condizioni protette) che le legislazioni proibìzionistiche europee pure consentono e che ha visto come protagonisti molti gruppi dì ispirazione cattolica, è stata osteggiata in tutti i modi possibili a livello istituzionale ed è ancora un obiettivo lontano dall`essere realizzato. E perfino l`uso terapeutico della cannabis che è finalizzato al bene dell`individuo, incontra resistenze e difficoltà. Perché tra le mille ragioni c`è un`ostilità culturale.
E oggi invece, in questo nuovo equilibrio politico, secondo lei sì aprono nuovi spazi di rinnovamento per quanto riguarda l`approccio alle droghe?
Penso che cì sia continuità, che non sia cambiato l`orientamento moderatamente favorevole ad una depenalizzazione. Perché così è stato detto da Renzi prima che diventasse presidente del Consiglio e perché questo il partito ci ha garantito quando al Senato ci hanno chiesto di non presentare emendamenti al decreto Cancellieri che andassero nel senso della depenalizzazione perché, aspettando la sentenza della Consulta, alla Camera si stava lavorando ad un ddl specifico per superare la Fini-Giovanardì. Ecco perché solo in pochissimi abbiamo votato gli emendamenti favorevoli alla depenalizzazione presentati dal M5S, ma rinunciando a presentare i nostri. E poi ci sono le parole della responsabile Giustizia del Pd, Alessia Morani, e c`è un nuovo Guardasigilli verso il quale ho grande fiducia e notevoli aspettative. Quindi voglio sperare che sia ora possibile andare avanti.
Come si procede ora, dopo la sentenza della Consulta, nei confronti di chi ha subito una condanna con le norme ritenute incostituzionali?
Quando la sentenza della Corte costituzionale sarà depositata immediati saranno i benefici per le persone in attesa di giudizio per detenzione di droghe leggere. Più complicato è il percorso che si troveranno davanti i condannati che stiano già scontando la loro pena. In prima battuta, l`ordinamento riconosce al condannato la possibilità di rivolgersi al giudice dell`esecuzione, perché valuti se la sua pena sia congrua rispetto ai nuovi limiti stabiliti dalla Corte. Non è detto che tutti i giudici si riconosceranno competenti a ricalcolare la pena, né che tutti lo facciano secondo gli stessi parametri. Quindi, come propone Luigi Saraceni (vedi articolo a fianco, ndr), si potrebbe approvare una minima proposta legislativa che assicuri celerità e uniformità dì giudizio in casi di questa natura. Oppure, come propone Giovanni Maria Flick (vedi il manifesto del 12/2, ndr), si potrebbero garantire effetti simili con un indulto mirato esclusivamente ai condannati per fatti di droga, tale da ridurre la loro pena di quel tanto che è stato loro mediamente aggravato dalle norme incostituzionali.

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