‘Ora è tutto più chiaro. La canizza intorno alla vicenda dell’affidamento di una cattedra a Giovanni Scattone dimostra limpidamente quale sia la concezione della pena coltivata da forcaioli giustizialisti e manettari vari. La ‘rieducazione’ del condannato prevista dall’articolo 27 della Costituzione è, per costoro, carta straccia: e si preferisce che – a distanza di 18 anni – i condannati si ritrovino più incattiviti e criminali che mai, predisposti alla recidiva e alla devianza sociale. Ci ripensi Scattone: non solo per lui e per il suo personale destino, ma per la buona salute dello stato di diritto e per la tutela dei principi sui quali si fonda il nostro ordinamento’. Lo afferma in una nota il senatore del Partito Democratico Luigi Manconi, Presidente della Commissione Diritti Umani.