Mai più “clandestino”. Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti umani del Senato e l’Associazione Carta di Roma ribadiscono, in occasione della Giornata internazionale dei migranti, l’importanza dell’uso di una terminologia accurata e rispettosa per definire immigrati, richiedenti asilo e rifugiati, a partire proprio dalle istituzioni.
‘Chiederò nelle prossime ore che in tutte le sedi e i documenti pubblici non si faccia più ricorso al termine ‘clandestino’ – così Luigi Manconi – Un termine giuridicamente improprio, gravemente denigratorio e, in ultima istanza fonte di discriminazione, dal momento che qualifica l’immigrato -regolare o no – come un nemico’.
Sono molteplici, infatti, i casi in cui atti ufficiali ricorrono alla definizione di “clandestino”, per indicare migranti non in possesso di documenti regolari. «Non esistono parole “buone” o “cattive”, ma esistono termini giuridicamente scorretti e “clandestino”, quando utilizzato in riferimento ai migranti, è uno di questi – commenta Giovanni Maria Bellu, presidente dell’Associazione Carta di Roma – Il ricorso al termine “clandestino” da parte delle istituzioni non solo contribuisce alla formazione di un’idea distorta della figura del migrante nell’opinione pubblica, ma ne incentiva e giustifica l’utilizzo tra i media».
La decisione di chiedere la sostituzione di “clandestino” nei documenti diffusi dalle istituzioni italiane è giunta al termine di un’audizione sulla Carta di Roma in Senato, durante la quale i membri della Commissione Diritti umani hanno dichiarato di voler sostenere in prima persona presso il sistema dei mass media la campagna per l’applicazione del codice deontologico in materia di migranti, richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tratta.
‘Chiederò nelle prossime ore che in tutte le sedi e i documenti pubblici non si faccia più ricorso al termine ‘clandestino’ – così Luigi Manconi – Un termine giuridicamente improprio, gravemente denigratorio e, in ultima istanza fonte di discriminazione, dal momento che qualifica l’immigrato -regolare o no – come un nemico’.
Sono molteplici, infatti, i casi in cui atti ufficiali ricorrono alla definizione di “clandestino”, per indicare migranti non in possesso di documenti regolari. «Non esistono parole “buone” o “cattive”, ma esistono termini giuridicamente scorretti e “clandestino”, quando utilizzato in riferimento ai migranti, è uno di questi – commenta Giovanni Maria Bellu, presidente dell’Associazione Carta di Roma – Il ricorso al termine “clandestino” da parte delle istituzioni non solo contribuisce alla formazione di un’idea distorta della figura del migrante nell’opinione pubblica, ma ne incentiva e giustifica l’utilizzo tra i media».
La decisione di chiedere la sostituzione di “clandestino” nei documenti diffusi dalle istituzioni italiane è giunta al termine di un’audizione sulla Carta di Roma in Senato, durante la quale i membri della Commissione Diritti umani hanno dichiarato di voler sostenere in prima persona presso il sistema dei mass media la campagna per l’applicazione del codice deontologico in materia di migranti, richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tratta.