Senatore, cosa è cambiato nel testo del disegno di legge e perché ha deciso di non partecipare al voto?
«È cambiato tutto. Il mio testo si ispirava alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1984, accogliendone i principi. A partire dalla
definizione della tortura come espressione di abuso di potere: dunque imputabile a pubblici ufficiali e a chi eserciti pubblico servizio. Non certo per accanimento nei confronti delle forze di polizia, ma proprio per tutelarne l`onore distinguendo nettamente tra chi, pochissimi, esercita la tortura, e chi, la stragrande maggioranza, rispettala legalità. Nel testo originario si parla poi di “ogni violenza fisica”, ma nelle versioni successive quella formula rigorosa si trasforma primanel plurale (violenze), poi in “reiterate violenze” e, infine, in “più condotte”. Ovvero comportamenti che dovrebbero protrarsi nel tempo per poter configurare il reato di tortura».
Spesso viene accusato di essere leader del partito dell`antipolizia.
«Accusa comica, probabilmente mossa da uno di quei microsindacatini che preferiscono perseguire mire politiche per fare carriera. Il partito dell`antipolizia è quello che, volendo tutelare a ogni costo i rari poliziotti e carabinieri che commettono crimini, finisce con l`offendere il prestigio dei corpi dello Stato e oltraggia l`onore dei colleghi corretti».
Il testo, come si presenta oggi,non piace né a sinistra né a destra. Ma soprattutto è visto male dalle forze dell`ordine che si sentono limitate. Una volta approvato, puntate a modificarlo?
«Non credo che per anni potrà essere modificato, ma i corpi di polizia non ne verranno limitati. Vorrei che venissero represse le manifestazioni illegali».


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