“Abbiamo deciso, dopo un’attenta riflessione, di non votare la fiducia sul ‘decreto legge Minniti-Orlando’ in materia di protezione internazionale e contrasto all’immigrazione illegale”. Lo affermano in una nota i senatori del Pd Luigi Manconi e Walter Tocci.

“Molte le ragioni di questa scelta – aggiungono i senatori – ma una ha un peso particolare. Il decreto in questione, infatti, configura per gli stranieri una giustizia minore e un ‘diritto diseguale’, se non una sorta di ‘diritto etnico’, connotati da significative deroghe alle garanzie processuali comuni, non giustificabili in alcun modo con le esigenze di semplificazione delle procedure di riconoscimento della protezione internazionale. Da un lato, infatti, per queste controversie si abolisce l’appello, ammesso persino per le liti condominiali o per le opposizioni a sanzioni amministrative. Per altro verso, nell’unico grado di merito ammesso, il contraddittorio è talmente affievolito da escludere, salvo casi eccezionali, la partecipazione dell’interessato al giudizio. Giudizio che verrà celebrato, così, in camera di consiglio in sua assenza. Dunque, il richiedente asilo non incontrerà, tranne che in particolari circostanze, il proprio giudice”.

“Ne consegue – sostengono – i parlamentari Pd  che un principio determinante per il nostro sistema di garanzie, vigente nell’intero ordinamento, viene negato ai soggetti più vulnerabili e a proposito di un diritto fondamentale della persona. Eppure sia l’esigenza di snellire e semplificare le procedure per il riconoscimento della protezione, sia quello di ridurre l’inevitabile crescita delle cause giudiziarie, sarebbero perseguibili con altre metodologie, tali da non compromettere né i diritti fondamentali della persona (e il diritto di difesa è una delle basi essenziali dell’ordinamento) né il principio dell’eguaglianza davanti alla legge”, concludono i senatori Manconi e Tocci.


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