Un governo per forza di cose più debole. Tutta colpa degli scissionisti. Andrea Marcucci, presidente della commissione istruzione del senato, è un renziano doc. Imprenditore, ramo farmaceutico, ex Pli, poi Margherita, con cui è stato sottosegretario nel governo Prodi, infine Pd, la sua roccaforte è in Toscana, dove è nato.
Domanda. A giorni saranno formalizzati i nuovi gruppi parlamentari degli scissionisti. Al senato dovrebbero essere una quindicina.
Non temete per la tenuta della maggioranza?
Risposta. A leggere le dichiarazioni di fuoco che hanno fatto sui provvedimenti del governo, sì. Al senato la maggioranza è molto stretta, loro sanno che i loro voti sono fondamentali. Evidentemente qualcuno pensa a un espediente per metterci in difficoltà. Il loro ragionamento, che la tenuta del governo fino al termine naturale della legislatura fosse una priorità, mi sembra in contraddizione con la volontà di andare a una scissione.
D. Magari trovate chi è disposto a sostituirli. E già successo.
R. Diciamo che lo spirito di conservazione dei singoli a fine legislatura è sempre molto alto.
D. In commissione affari costituzionali di Palazzo Madama, decisiva per approvare la nuova legge elettorale, sarebbero in tre gli ex Pd che passano al nuovo gruppo. Tre su un gruppo in commissione di nove.
R. Tutte le commissioni dovranno essere riviste a seguito della nascita della nuova formazione. Hanno diritto a essere presenti in tutte, ma non possono pensare di restare in tre nella prima. La loro presenza era legata ai numeri del Pd. Ora la storia cambia e uno o due dovranno uscire. Contano i loro numeri per definirne la rappresentanza.
D. In Affari costituzionale manca ancora il presidente, dopo l`uscita di Anna Finocchiaro. Ora che Doris Lo Moro, indicata come candidata naturale per i dem, passa con gli scissionisti la presidenza sarà di un renziano?
R. Appena costituiti i gruppi, avvieremo un dialogo anche con le opposizioni per l’indicazione di una figura che abbia il maggior consenso possibile. Si è avviato un percorso di fine legislatura, serve un iter celere per la legge elettorale.
D. Ma che Pd sarà senza la sinistra che lascia?
R. Per me è lo stesso di sempre, un partito che mette insieme i migliori riformismi del paese, che guarda al futuro, con proposte moderne.Evidentemente chi è uscito non ha mai condiviso questo progetto.
D. Gli scissionisti avanzano anche una questione di metodo, vi rinfacciano la chiusura alle idee altrui se diverse dalle vostre,
accusano Renzi di essere sordo.
R. Io non ho questa percezione, al senato, dove lavoro, ho potuto verificare un contributo importante. Sulla riforma costituzionale per esempio. La legge approvata è molto diversa da quella proposta del governo, alcune novità sono nate proprio dalla dialettica con loro. Penso all`emendamento Chiti-Fornaro sul coinvolgimento del corpo elettorale per l`individuazione della rappresentanza dei senatori.
D. Gli scissionisti lasciano. Ma chi resta litiga ancora sulla data delle primarie e delle elezioni. Renzi le vuole in aprile, gli altri due candidati, Andrea Orlando e Michele Emiliano, per maggio e luglio. Resta insomma l`accusa che volete un congresso cotto e mangiato.
R. Noi abbiamo l`esigenza di fare proposte programmatiche e di farlo il prima possibile.
D. Avete sempre l`idea di un election day 1`11 giugno?
R. La tenuta della maggioranza è una questione di ordine parlamentare, e la decisione di sciogliere le camere è del presidente della repubblica. Ma è evidente che la nascita dei nuovi gruppi indebolisce il quadro politico. E noi dobbiamo attrezzarci per ogni evenienza.
D. Contate di recuperare altri fuoriusciti?
R. Lo zoccolo duro è quello che vede come motore Massimo D`Alema, diciamo per i suoi convincimenti personali. Con tutti gli altri credo che si debba tenere un dialogo aperto sperando che abbiano un momento ulteriore di riflessione, anche alla luce di come si stanno dispiegando le candidature per il congresso, con un momento di verifica importante con gli elettori che sono le primarie. Siamo l`unico partito che ha strumenti così trasparenti di selezione della classe dirigente.
D. Il ministro Martina ha indicato cinque proposte da cui ripartire. Una riguarda la necessità di riorganizzare il partito. L`ultima tornata elettorale non vi è andata bene.
R. Martina ha ragione. Ci sono aree in cui il partito è molto presente e fa da cinghia di trasmissione tra l`alto e il basso, altrove non accade. In particolare nel Sud. È un problema che va affrontato.