«Maroni dice che siamo cadregari? Ricordando che la Lega è stata sempre molto disponibile a posti e poltrone sacrificando il proprio programma, dico che se questo è il messaggio che è passato ci siamo spiegati male. Non chiediamo a Letta ministeri, ma un cambio di passo». Andrea Marcucci, senatore del Pd di stretta osservanza renziana e amico del segretario Dem, mette ordine sulle posizioni in campo chiarendo che «il governo se è attivo e puntuale arriva tranquillamente al 2015». Senatore, non chiedete a Letta alcun rimpasto dunque?
«Non poniamo questo problema. In passato c`è stato il caso Cancellieri. Io, Renzi e tanti altri abbiamo espresso delle opinioni precise: il suo comportamento, ancorché personale e non illegale, è stato non consono e inopportuno. Secondo noi non doveva mettere Letta nella condizione di farsi carico della responsabilità di porre la fiducia sul ministro. Inoltre, i ministeri chiave sono nelle mani di altri partiti e non del partito di maggioranza relativa, cioè il Pd. Ma il punto non è il rimpasto».
E qual è?
«Questo fine anno è stato molto pesante per il governo. Sono stati portati in Parlamenti decreti complicati. Ci aspettiamo una attività diversa, un`accelerazione sulle riforme istituzionali, la riforma elettorale, il rilancio di politiche per l`economia e il lavoro. Serve insomma una spinta che giustifichi la vita del governo. Il segretario ha dato indicazioni chiare legittimate da un grande consenso».
Lei è presidente della commissione Cultura al Senato. Come giudica la lettera di Grasso dopo il monito di Napolitano?
«Ne sono stato lieto. Però, su salva Roma ed emendamenti, bisogna dire che deve per prima cosa finire la cattiva abitudine del governo di presentare emendamenti ai decreti attraverso i parlamentari. Poi c`è la china allarmante di voler accontentare tutti per avere un consenso più ampio, così tutti i decreti diventano omnibus. Palazzo Chigi si prenda due settimane in più per varare i decreti. Non credo sia necessario cambiare il Regolamento d`aula per quanto riguarda la congruità di materia».
Non crede che Renzi fatichi a controllare i gruppi parlamentari del Pd?
«Io sono dell`opinione che serva una struttura di coordinamento all`interno della segreteria».
Un`opinione molto diffusa al Nazareno tra i renziani, ma poco gradita a Renzi.
«Il segretario vuole che il governo si assuma le proprie responsabilità. Bisogna porre precisi obiettivi programmatici e politici. Ma serve un maggiore coordinamento non solo tra la segreteria e i gruppi parlamentari, ma anche tra il gruppo al Senato e quello alla Camera. Un`attività coordinata oggi manca ma è indispensabile».
Ha citato il lavoro. Il job act è stato criticato dai govani turchi.
«Il job act è una proposta avanzata dal segretario che può essere integrata, miglio rata. Ma introduce il tema della semplificazione delle regole nel lavoro e nuove norme affinché passi il principio per cui il contratto a tempo determinato è solo il necessario passaggio verso quello a tempo indeterminato. Per rilanciare la competitività serve semplicità. Orfini amplia il tema, dicendo che tutto ciò non basta. È un argomento sul tavolo, ne discuteremo e le differenze culturali sono una ricchezza. Però alle primarie ha vinto una linea precisa».

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