Andrea Marcucci, capogruppo Pd in Senato: quello toscano è il Pd più forte d`Italia, lo avete detto più volte in questi mesi, con orgoglio ed anche una rivendicazione di peso sulle scelte nazionali. Ma è anche il Pd dove ci sono tensioni più evidenti, più forti, dopo la rottura tra la segretaria regionale Bonafè è l`area zingarettiana. Secondo lei perché?
«Mi sembra una rottura gratuita ed unilaterale. Dalla segretaria Bonafè sono sempre venuti inviti non formali all`unità e alla coesione, e in questo modo si è proceduto fino ad ieri. Per questo la decisione della minoranza mi ha colpito».
Si parla di un clima gelido tra i vertici nazionali zingarettiani e quelli regionali, tutti o quasi ex renziani ora in Base Riformista. Ma dietro le sigle, ci sono prospettive diverse, soprattutto sulle future alleanze. Non è solo uno scontro tra correnti, è proprio una prospettiva politica diversa. Come scegliere quella da perseguire? Con un congresso?
«Le ragioni dello scontro, lo ripeto, per me sono ancora incomprensibili: Abbiamo vinto le elezioni regionali pochi mesi fa e il presidente Giani ha potuto costruire una solida maggioranza di governo. Inoltre abbiamo sempre rivendicato la necessaria autonomia dei territori per le alleanze locali. Nei confronti del M5S in Toscana la posizione è rimasta invariata, la loro collaborazione è gradita, se ci sono significative convergenze programmatiche a livello regionale o municipale».
Il problema però non sono soltanto le alleanze, anche se Vannino Chiti ha con malcelata ironia detto che il Pd si allea «con chi capita». È davvero così?
«Le alleanze vengono determinate anche dal sistema elettorale vigente. Le faccio un esempio: se resta in vigore l`attuale Rosatellum sono necessarie per vincere nei collegi, se il Parlamento approvasse come noi vogliamo il proporzionale con soglia, il ragionamento cambierebbe».
Avete chiamato al voto utile per le Regionali, contro i «barbari» della Lega. Oggi ci governate a livello nazionale. Per le prossime Amministrative, il Pd non rischia di non essere compreso dai suoi elettori?
«Il Capo dello Stato, in un momento di grandissima emergenza nazionale, ha scelto una soluzione di grande respiro. Con il governo Draghi, i partiti sono chiamati ad avere un comportamento di grande responsabilità. Il Pd sta confermando di
averlo nel suo Dna, vedremo la Lega».
Però non mi ha risposto sul rischio…
«Non credo ci sia: è tutto cambiato con la situazione di emergenza, la richiesta di unità nazionale per il governo del Paese arrivata dal presidente Mattarella. Noi siamo un partito della responsabilità. Non è una alleanza, quella con la Lega, serve solo a dar vita ad un governo del Paese per superare questa fase».
Nella prospettiva del futuro centrosinistra c`è anche il rapporto con Italia viva: secondo lei la spaccatura è definitiva oppure la scissione potrebbe essere superata?
«Il Pd decide le alleanze su base territoriale. In Toscana l`alleanza con Italia viva ha retto e ora Giani ha una vicepresidente di quel partito. Non ho particolari motivi per intravedere una rottura».
Lei è stato promotore dell’intergruppo M5S-Leu-Pd: volete riproporre questo schema a livello regionale?
«I livelli sono diversi. L`Intergruppo in Senato è nato per ragioni parlamentari, mettendo insieme alcuni risultati concreti ottenuti dalla vecchia maggioranza del governo Conte. Chi pensa che sia lo strumento per delineare alleanze politiche non ha capito».
Cosa dovrebbe fare secondo Bonafè per ricucire? E gli zingarettiani?
«Di tutto abbiamo bisogno in questo periodo meno che di divisioni artificiali. La Toscana deve gestire l`emergenza sanitaria e rimettere in moto l`economia regionale, non c`è tempo per beghe di partito».
Il sindaco di Firenze Dario Nardella dice: «Recuperiamo lo spirito dell`Ulivo». E anche: «Basta divisioni, su potere e persone. Altrimenti rischiamo di estinguerci». È pessimista anche lei?
«E quello che dico anch`io, le divisioni in questa stagione mettono davvero tristezza. E noi in Toscana abbiamo bisogno di un Pd forte e sostanzialmente unito. Se non l`estinzione, certamente correremo un rischio serio».