Uno degli ultimi a dire «fermiamoci» prima dell` harakiri parlamentare è stato Andrea Marcucci, l`ex capogruppo al Senato del Pd. Un appello inutile, però, perché tutto era già indirizzato verso lo stop al provvedimento. E ora, spiega, «è difficile avere speranza» per un recupero del tema entro la fine della legislatura.

Lei disse a maggio, anche su questo giornale, che bisognava mediare o altrimenti si andava a sbattere: si sente a disagio nei panni di nuova Cassandra del Pd?

L`ho detto ad Avvenire, e poi ripetuto molte altre volte. L`umore dell`aula era tangibile, e noi avremmo dovuto lavorare per aumentare il consenso su quel provvedimento ed evidentemente non è stato fatto. Io sono solito guardare a casa mia e quindi penso a quel che il mio partito poteva fare meglio o che non ha fatto. L`intera gestione della vicenda, da maggio ad ora, è stata certamente fallimentare. Non si tratta di essere Cassandre, ma di conoscere l`aula in modo approfondito. Anche l`apertura del segretario Letta è stata sì opportuna ma decisamente tardiva.

Diciamocelo chiaramente: lei dice che la gestione dem della vicenda è stata sbagliata, ma dai vertici del suo partito i sospetti sul voto segreto si rivolgono anche alla sua “corrente”: dentro il Pd c`è stato un regolamento di conti su questo tema?

Sono intervenuto in aula, prima del voto, proprio per fare un appello finale a tutti i senatori. Temo che la volontà di non mettercela tutta per approvare il ddl, abbia anche trasmesso un`idea sbagliata, ovvero che il destino del provvedimento era ormai segnato. Detto questo, sono convinto del voto di tutto il gruppo del Partito democratico. Come ha scritto il mio collega Sensi, anch`io mi vergogno di questo voto, che riporta indietro le lancette dei diritti nel nostro Paese. Mi vergogno come parlamentare e politico.

Che segnali arrivano da questo voto su Colle e future elezioni politiche?

Terrei distinti i due piani. L`elezione del presidente della Repubblica è complicata di suo, non è preceduta da segnali. La verità è che arriviamo alla fine della legislatura in modo molto frammentato, quindi i rischi con il voto segreto tendono ad aumentare. Per quanto riguarda il governo, la sua è una maggioranza istituzionale, non dovrebbero esserci contraccolpi. E mi auguro che nessuno sia così incosciente da crearne.

Nel merito, ci sono ancora margini per una legge condivisa contro l`omofobia?

È il motivo della mia enorme amarezza, questo voto ha mandato alle ortiche una legge necessaria e matura, che altri Paesi europei hanno. Con questa
decisione dell`aula, e con la legislatura agli sgoccioli, è difficile avere speranza.

Al Senato evidentemente i mediatori come lei non erano abbastanza forti rispetto alle ali estreme: destra e sinistra sono troppo vittime dei rispettivi gruppi “radicali”? Servono contrappesi politici?

Le responsabilità sono sempre molteplici, di un centrodestra così arretrato, di un centrosinistra così timido, certamente. Io sono abituato alla concretezza, mi appassiono ai disegni di legge che hanno chance di essere approvati, non all`elenco dei desideri. Tra i miei colleghi, sicuramente qualcuno non aveva buoni voti in matematica ed ha accumulato molti problemi nei calcoli. Fuor di metafora, il risultato non c`è stato perché politicizzare eccessivamente un provvedimento come questo è sbagliato. È diventata la legge del Pd, utile per alzare la bandierina ma dannosa per l`esito, come è evidente.