Andrea Marcucci, senatore dem, renziano, non nasconde l’insoddisfazione davanti ai primi risultati che vedono la vittoria del Movimento cinque stelle a Roma e a Torino. Ma, avverte, «non è un voto contro Renzi».
Il Pd perde Roma e Torino…
«Emerge con forza a livello generale una richiesta di rinnovamento, e questo implica uno sforzo diverso. Noi riteniamo che Torino sia stata governata bene ma il giudizio degli elettori è stato diverso. Il Pd non può essere soddisfatto di questi risultati ma sono risultati delle elezioni amministrative: ognuno di essi ha una storia e un perché legato al territorio».
Contraccolpi sul governo?
«Non ho l’impressione che sia un voto contro Renzi. C’è una forte richiesta di una nuova classe dirigente da parte del paese e il Pd farà una riflessione su questo, venerdì prossimo ci sarà la direzione nazionale».
Renzi non è più in grado di ‘sentire’ il Paese?
«Nella scelta dei candidati è stata rispettata l’autonomia dei sindaci uscenti, dei territori, forse non si è capito l’umore generale. Ma a Milano e Roma dove c’è stata una presa di responsabilità più diretta abbiamo avuto il miglior risultato possibile: a Roma non ci siamo mai illusi di poter vincere, a Milano la scelta fatta ha premiato».
C’è chi sostiene che questo risultato influirà negativamente anche sul referendum di ottobre…
«Il referendum è tutta un’altra partita: gli elettori saranno chiamati a scegliere tra il cambiamento e la conservazione che corrisponde a bocciare la riforma. Non vedo collegamenti, mancano parecchi mesi, il governo è sceso in campo direttamente, sarà una campagna elettorale, dura e complessa. Anzi, questa grande spinta al rinnovamento non dico che sia incoraggiante ma certo non ci fa preoccupare».
Da domani inizierà una resa dei conti nel Pd?
«Un grande partito nazionale deve fare una riflessione. La dialettica interna credo sia una risorsa. Non è il momento della resa dei conti. E’ l’ora dell’analisi e della riflessione per rilanciare una proposta il più possibile unitaria».


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