Senatore Marcucci, Enrico Letta è stato eletto nuovo segretario del Pd con due soli voti contrari e quattro astenuti. Chi era in disaccordo?
«Il discorso di Enrico Letta ha conquistato tutti, per la carica di entusiasmo e di passione che ha emanato. Il nuovo segretario del Pd parte con un grandissimo credito ed in un clima, come si è visto, di sostanziale unità. Sono oggettivamente le condizioni migliori per aprire una nuova stagione di protagonismo. Protagonismo, sottolineo, anche nell`alleanza di centrosinistra, è uno dei passaggi chiave nell`intervento di Letta, uno dei passaggi che mi è piaciuto di più. Rapporto con i M5S quindi, ma aperto a tutto il centrosinistra, nessuno escluso».

Letta ha detto che serve un nuovo Pd che, per intenderci, esca dalla Ztl. Lei che ne pensa? Il “vecchio” Pd ha fallito la sua missione?
«La pandemia ha cambiato la vita di tutti ed è cambiata la stessa percezione che i cittadini hanno dei partiti. Il Pd deve farsi carico di nuove e diverse responsabilità, che non si possono esaurire certo a Roma. Dovremo avere la capacità di stare a fianco delle persone a Bologna e Livorno, come a Foggia e a Napoli, o nei piccoli Comuni, parlando meno al nostro ombelico e più alla testa e al cuore delle persone. Conquistiamo il consenso di un agricoltore di Foggia, se riusciamo a migliorargli la vita, non se continuiamo a parlargli di noi».

Un tema torna centrale: lo ius soli. È una priorità in questo momento?

«Sono stato uno dei firmatari nella scorsa legislatura dello ius culturae. Per me il tema resta centrale ed importante ma certo come sempre dipende dal contesto delle posizioni degli altri gruppi parlamentari. Parliamo di un diritto maturo di cui le nostre società hanno bisogno. Lo Stato chiede doveri, ma deve essere messo nelle condizioni di riconoscere diritti».

Recuperare la partecipazione è stato un altro dei temi. Perché è mancata da un certo punto in poi?

«Se pensa agli ultimi due anni, i cambiamenti della scena politica italiana sono sempre stati molto repentini. Tra la crisi del Papeete e il giuramento del secondo governo Conte passò meno di un mese, l`agosto del 2019. Quasi altrettanto si può dire sia successo oggi con Draghi. Questo rende ancora più urgente stringere di più la comunicazione tra noi dirigenti e la base del Pd. Il confronto annunciato da Letta può essere un buon punto di partenza e credo sia un`esigenza molto sentita tra i militanti».

Quali errori hanno portato il Pd ad essere un partito di “potere”, come lo ha definito il, segretario?

«E un ragionamento che potrebbe addirittura partire dal 2011 con l`adesione al governo di Mario Monti. Stare al governo non è certo obbligatorio, starci in alcune situazioni di emergenza però vuole anche dire che il Pd è un partito di gente responsabile che vuole il bene del proprio Paese. Non rinchiuderci a Roma ma girare per le strade del Paese è una delle prime cose che dobbiamo rilanciare».

Ci sarà una verifica nei gruppi parlamentari adesso e un confronto con la base. Un cambio di passo sul metodo dunque?

«I numeri dell`assemblea nazionale lasciano pochi margini di interpretazione, ma certamente inviterò Enrico Letta appena potrà a partecipare alle nostre assemblee di gruppo. In Senato abbiamo l`abitudine di vederci frequentemente e di discutere di tutto, ho il polso della situazione delle mie senatrici e dei miei senatori. Il gradimento per le parole di Letta, le assicuro, è davvero molto alto».


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