Troppe resistenze al Senato anche nel Pd, meglio la Camera
Il gioco ora cambia. E sulla riforma della legge elettorale la palla deve passare alla camera, «al senato lo stallo dura da troppo tempo, ci sono troppe resistenze», dice convinto Andrea Marcucci, presidente democratico della commissione istruzione del senato. Toscano di Barga, eletto deputato con il partito liberale a soli 27 anni, poi passato con la Margherita, sottosegretario ai beni culturali nel governo Prodi, Marcucci è un renziano di ferro. Nei giorni scorsi aveva attaccato duramente i colleghi del gruppo di Palazzo Madama che avevano deciso per un comitato ristretto sulla riforma elettorale, «è un blitz per evitare che, dopo mesi di inutili trattative, la riforma passi alla camera, qui c`è chi lavora per andare a votare con il proporzionale». Ora il trasferimento della riforma a Montecitorio è la linea del nuovo segretario democrat, Matteo Renzi.
Domanda. Il presidente della commissione affari costituzionali di Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, ha detto che non è ancora certo che il senato non sia più il primo ramo in cui si deve approvare la legge.
Risposta.
Ci sono posizioni diverse. Bisogna innanzitutto capire se siamo però d`accordo sull`obiettivo: approvare in tempi rapidi una legge che possa garantire la governabilità del Paese e la possibilità per gli elettori di scegliere i propri eletti, secondo quanto ha stabilito la Corte costituzionale.
D. Sull`obiettivo parla ai colleghi di partito?
R.
Certo, lo dico anche ai miei colleghi di partito. Non ho capito fino in fondo certe resistenze. Anche grazie al risultato delle primarie, il partito oggi ha una linea molto chiara. Se l`iter più opportuno e più veloce è quello della camera, la difesa d`ufficio del senato ha un senso molto relativo. Al senato c`è stallo, troppe resistenze, è ragionevole il trasferimento.
D. Cosa cambia alla camera?
R.
Il Pd ha la maggioranza dell`assemblea, può dettare la linea sul progetto di legge elettorale maggioritario con doppio turno, vedremo se di coalizione o di collegio.
D. Però poi al senato dovrete fare i conti con nu- meri diversi.
R.
Cambia lo schema e, una volta approvata la legge in un ramo di parlamento, al senato sarà più facile e veloce lavorare.
D. Cosa ci guadagna il partito di Angelino Alfano a cedere a questa richiesta? 
R.
Guardi che anche ad Alfano conviene andare alla camera. Qui ci sono troppi senatori che si sono affezionati al tema…Il senato è più frastaglio, ci sono più difficoltà. E insistere sulla riforma elettorale, dopo tanti mesi di nulla di fatto, rischia di essere solo dannoso.
D. Alla camera sono possibili anche alleanze diverse?
R.
Non si possono escludere, la riforma elettorale deve essere aperta a tutti, ma si deve partire dalla maggioranza di governo, l`unica che c`è. Andare a cercare appoggi esterni è sbagliato, sarebbe un atto ostile nei confronti del governo.
D. Intanto avete deciso, preferite un ddl governativo oppure parlamentare?
 R.
La proposta può anche giungere dal governo, a patto che si faccia carico delle richieste delle forze parlamentari che lo sostengono.
D. Il capo dello stato, Giorgio Napolitano, spinge perché oltre alla riforma elettorale ci sia anche quella costituzionale, per rivedere il ruolo del senato ed eliminare il bicameralismo perfetto.
 R.
Sulla riforma istituzionale c`è bisogna di una maggioranza molto più ampia di quella necessaria per la riforma elettorale. Il tempo però c`è, e provarci è una sfida nella quale siamo impegnati.
D. Che fiducia sarà quella che il Pd di Renzi darà al governo Letta?
R.
Sarà una fiducia sostanziosa, di grande concretezza nel sostegno al governo e all`agenda delle riforme necessarie.

Ne Parlano