«Chi non crede nel Pd, è bene che vada via».
Presidente Andrea Marcucci, invece di fermare i suoi senatori li incoraggia a uscire?
«Rispetto l`ultima che è uscita, ma non comprendo».
Anna Maria Parente, zingarettiana di ferro.
«E bene che resti solo chi è fermamente convinto della bontà del progetto. Io lo sono, credo ci sia ancora la necessità di un Pd che metta insieme i migliori riformismi».
Prevede altre fughe?
«Non ne ho notizia, ma non ho la certezza che sia finita».
Si sente ancora renziano?
«Mi sento il capogruppo del Pd. Non rinnego le battaglie del passato al fianco di Renzi, ma non mi si può più definire renziano. Matteo è il leader di un`altra forza che sta in maggioranza e da lui mi aspetto lealtà nell`interesse del Paese».
E da Conte, cosa si aspetta? Ha esagerato accusando Renzi di scorrettezza?
«Con molta umiltà, mi sarei aspettato una reazione diversa alla lettera di Renzi al Corriere. Inseguirlo sulle battute non mi è sembrata la cosa migliore e credo non sia il mestiere del capo del governo, che doveva rilanciare sul piano programmatico».
Come, se non ci sono soldi per tagliare ancora le tasse?
«Sappiamo che questo taglio al cuneo fiscale non basta, ma il segnale nella legge di Bilancio è chiaro e va verso la riduzione del costo del lavoro per ridare slancio ai consumi interni e migliorare la vita delle famiglie. Abbiamo un progetto di legislatura e metteremo su questo fronte due o tre miliardi, sapendo che è l`inizio di una strada».
Lei crede davvero che Renzi non abbia fatto nascere il governo per farsi il partito?
«Io ho ascoltato le parole di Renzi e ci ho letto un appoggio consistente e fattivo. E stato uno dei promotori di questa maggioranza. Ma a lui e agli altri dico che vorrei cominciare a parlare di quello che vuole fare il Pd».
Il governo non rischia di cadere, come teme Conte?
«Conte faccia le sue verifiche. Io da capogruppo al Senato faccio le mie e verifico che sui provvedimenti ci sia la tenuta della maggioranza. Dai primi passaggi ho visto solidità e la mia impressione è che Renzi non abbia intenzione, né interesse, a far cadere a breve il governo».
Che vuol dire, a breve?
«Da qui al prossimo anno. Renzi ha preso un impegno a sostegno della legislatura e la verifica si farà sui voti parlamentari. A me non interessano battute, o repliche piccate, mi interessano le cose serie per il Paese. Sono rimasto per questo e se non mi è piaciuta la risposta di Conte mi sento libero di dirlo».
Lo ha invitato a «non alimentare polemiche»…
«È una polemica sbagliata. Io supporto il premier e mi dà noia che si faccia passare Renzi per colui che vuole un taglio più consistente al cuneo fiscale, quando siamo stati noi a porre il tema al tavolo di maggioranza. Gli andava risposto “bene, collabora per trovare ulteriori fondi”».
Conte non vuole al tavolo il leader di Italia Viva. Come arginarlo, allora?
«Io invece ce li voglio, il più responsabilizzati possibile. Il governo ha successo se ci sono coesione e determinazione ad avere un solo programma, non due o tre».
Vale anche per Di Maio?
«Sì. Se c`è un rischio è la rincorsa della visibilità e non è partecipandovi, come ha fatto il premier, che si smina il terreno. Lo si fa pretendendo da tutti lealtà e responsabilità, con le risorse disponibili. Se apprezzo lo stile di Zingaretti, tanto criticato, è perché lavora per essere determinante in una dialettica di maggioranza, con responsabilità».
Non è sbagliato stare defilato e usare toni così bassi?
«Abbiamo visto che fine ha fatto Salvini, che affrontava i problemi con gli slogan». Andrà alla Leopolda? «No, perché sarà il momento fondativo di un nuovo partito a cui non aderisco».


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