“Oggi, purtroppo, non potrò partecipare all’incontro con le imprese per discutere del problema serissimo del caro materiali. Condivido pienamente la loro preoccupazione che è anche la mia. La drammatica crisi internazionale impone misure che scongiurino pericoli recessivi e lo stop di molte importanti attività. Dobbiamo sostenere le imprese: il caro energia, le incertezze sull’andamento dei prezzi, la crisi nell’approvvigionamento delle materie prime richiedono interventi più decisi. Devo dire, soprattutto in riferimento al costo delle materie prime, che le misure previste dai decreti bollette ed energia sono insufficienti sia dal punto di vista delle risorse stanziate che dei meccanismi di adeguamento dei contratti all’aumento dei costi. Sono misure che hanno tempi lunghi e sono assolutamente incompatibili con la crisi in atto”. Lo dichiara in una nota il capogruppo Pd in commissione lavori pubblici, senatore Salvatore Margiotta, per commentare le ragioni della mobilitazione delle imprese che si tiene oggi a Roma sul caro materiali che rischia di mettere a rischio migliaia di cantieri.

“Il mio emendamento alla legge delega sui contratti pubblici che prevede meccanismi di revisione dei prezzi -prosegue il senatore dem- è importante ma diventerà operativo tra un anno e, nel frattempo, dobbiamo scongiurare in ogni modo che le imprese rinuncino agli appalti”.

“Il mondo delle imprese è fondamentale per l’attuazione del Pnrr e deve essere protetto in questa ennesima drammatica fase congiunturale. Bisogna dire con chiarezza che c’è un rischio molto serio che la crescita dei prezzi e la scarsità delle materie prime blocchino le opere pubbliche, comprese quelle del PNRR, proprio nella fase di ripartenza dell’edilizia. Dobbiamo pensare misure per un contesto straordinario: questi aumenti infatti non colpiscono solo un numero limitato di materiali ed è del tutto evidente che le imprese non possono tollerarne i costi. Vanno previste misure che impegnino maggiori risorse e prolungate nel tempo. Nessuna impresa piccola, media o grande può reggere una crisi di questo impatto”. Così conclude Margiotta


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