“Finalmente oggi si mette la parola fine ad ogni ipotesi di trattativa per la formazione di un governo politico con il M5S. E’del tutto evidente, infatti, che non esistano le condizioni politiche, culturali, programmatiche per sostenere la nascita di questo esecutivo. Una posizione, tra l’altro, largamente prevalente tra i nostri elettori”. Lo sostiene in una nota il senatore del Pd e membro della Direzione nazionale Salvatore Margiotta

“A dividerci profondamente non sono semplicemente gli insulti e le contumelie che abbiamo ricevuto negli ultimi anni o la loro aberrante concezione della democrazia che prevede che un parlamentare firmi un contratto con una SRL per esercitare il mandato, come peraltro sostenuto da Matteo Renzi. E neppure il fatto che pur di andare al governo sarebbero stati disposti ad accordarsi con forze diametralmente opposte. Ciò che realmente impedisce un accordo è la totale incompatibilità dei programmi dall’economia alle infrastrutture, dalla giustizia al lavoro, dalla scuola al welfare”.

“Siamo pronti -prosegue- a sederci intorno a un tavolo per discutere la modifica delle regole del gioco ma non siamo disposti in alcun modo a fare da stampella a chi ha vinto le elezioni e oggi si mostra incapace di gestire questa fase politica e di assumersi le responsabilità che derivano dall’aver conquistato il maggior numero di voti. E neanche si può pensare che il Pd, nonostante la sconfitta, tradisca la sua ragion d’essere che è la sua vocazione maggioritaria”.

“Se, come credo, – conclude Margiotta – siamo tutti d’accordo sulla possibilità di agevolare la formazione di un governo che si impegni a varare le necessarie riforme costituzionali non potranno certamente essere i nostri ego a dividerci. Sono convinto, dunque, che il documento Guerini con il mandato al reggente fino all’assemblea sia la strada giusta per ritrovare l’unità del partito e uscire da una discussione autoreferenziale che i nostri elettori non comprenderebbero”.


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