“Ci aspettavamo un nuovo emendamento del governo sull’ex Ilva, ma non così presto, dopo appena 4 mesi dall’ultimo intervento dell’Esecutivo. Questo emendamento presenta seri problemi sia di metodo che di merito. Non è possibile infatti affrontare una questione così cruciale con un emendamento presentato all’ultimo momento, senza un confronto reale in Parlamento e senza, soprattutto, il coinvolgimento del territorio, delle istituzioni locali, dei sindacati e delle imprese. Nel merito, questa proposta esprime la totale mancanza da parte del governo Meloni di una visione complessiva e strategica e di una politica industriale per la siderurgia”. Lo ha detto in Aula il senatore del Pd Andrea Martella.

“Già quattro mesi fa avevamo posto alcune questioni sull’ex Ilva – ha proseguito Martella – e ora la situazione è più grave. L’investimento di allora non è stato una svolta e le scelte fatte sono state un fallimento. Noi avevamo proposto invece un accordo di programma, con un piano di investimenti, con una nuova governance capace di affrontare la transizione ecologica e la sfida ambientale, perché l’elettrificazione e la decarbonizzazione dell’ex Ilva portassero l’impianto di Taranto tra i primi in Europa nella produzione dell’acciaio green, con la bonifica dell’area e la tutela dei livelli occupazionali. L’emendamento è invece uno schiaffo alla città di Taranto, non c’è nulla di tutto questo, ma anzi si ripropone e si estende lo scudo penale al piano di decarbonizzazione. E’ un accordo tra il ministro Fitto e Ancelor-Mittal, che di fatto esautora i ministri Urso e Pichetto Fratin. Anche il piano per la decarbonizzazione viene affidato al socio privato che di fatto fino ad ora lo ha sempre osteggiato. Infine senza il miliardo previsto dal Pnrr per la decarbonizzazione si rischia di allontanare questo necessario processo”


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