“Se la situazione non fosse così grave,
farebbero sorridere le parole del ministro Urso che ha detto che
questo è il momento dei fatti e non più delle dichiarazioni. Sono
mesi e mesi che per l’ex Ilva è arrivato il momento dei fatti, ma
dei fatti non si è visto proprio nulla. Per questo il voto del Pd
a questo decreto è convintamente contrario: troppo tempo perso,
troppo gravi gli errori commessi, troppo evidenti le incertezze
sul futuro dell’impianto e sulla sicurezza ambientale e sanitaria
per i cittadini. Il nostro è un no alla mancanza di un progetto
di prospettiva aziendale, all’assenza di una visione compiuta di
politica industriale ed energetica che caratterizza il governo
Meloni”. Lo ha detto il senatore Pd Andrea Martella, intervenuto
in Aula in dichiarazione di voto.
“Il decreto che oggi l’Aula licenzia – ha spiegato Martella – è
l’ennesimo di una lunga serie, mentre siamo nel pieno di un
negoziato per la proprietà. Gli azeri di Baku, gli indiani di
Jindal Steel, gli americani di Badrock? Non è dato sapere
alcunché. Quel che è certo è che i diversi scenari dell’ex Ilva,
dal commissariamento all’attuale fase di negoziato, hanno delle
costanti, tutte negative. La prima è la situazione a Taranto, che
è drammatica: la produzione è crollata, l’indotto è messo alla
prova, è in corso una crisi occupazionale che riguarda migliaia
di famiglie, non ci sono certezze sulla manutenzione ambientale e
sulle condizioni sanitarie. La seconda costante è l’insipienza,
l’inadeguatezza e l’incapacità del governo che ha dimostrato in
questi 2 anni e mezzo di aver messo in campo decreti miopi, di
corto respiro, senza strategia. Risorse pubbliche sprecate”.
“L’unica novità di questo decreto – ha proseguito – è l’aumento
di 250 milioni di euro delle risorse per la continuità
produttiva, portate a 400 milioni. Troppo poco e fatto con una
partita di giro che toglie risorse alla riqualificazione
ambientale. Noi avevamo chiesto con i nostri emendamenti più
fondi per le bonifiche ambientali, la vendita vincolata a un
piano industriale che garantisse continuità produttiva e
occupazionale, maggiore sostenibilità, ripristino ambientale e
tutela della salute. Avevamo proposto l’istituzione di un tavolo
con la partecipazione di governo, istituzioni territoriali,
organizzazioni sindacali e imprese, comprese quelle dell’indotto
e chiesto di discutere dell’eventuale partecipazione pubblica
alla nuova governance. Governo e maggioranza hanno respinto tutto
e, indecisi a tutto, navigano senza una rotta precisa e senza una
meta”.