“La sanità pubblica veneta è in grande affanno e la responsabilità ricade sia sul Governo nazionale, che taglia risorse, sia sulla Regione, che resta immobile. Dai disservizi del CUP a reparti ospedalieri dipendenti dai medici a gettone, passando per liste d’attesa interminabili, la situazione è drammatica”. Lo denuncia il senatore Andrea Martella, segretario del Partito Democratico in Veneto.
Il Partito Democratico annuncia una campagna di denuncia e informazione davanti ai principali ospedali del Veneto, per dare voce a cittadini e operatori sanitari, seguendo l’esempio della campagna nazionale lanciata dalla segretaria Elly Schlein. “Denunceremo le carenze – spiega Martella – ma valorizzeremo anche le attività e le eccellenze che vanno difese. È il momento di rilanciare la sanità pubblica e ascoltare chi vive ogni giorno le difficoltà di un sistema che sta implodendo”. Tra i casi più emblematici: il CUP di Mestre in tilt, con pazienti impossibilitati a prenotare visite anche urgenti. “L’esternalizzazione di servizi essenziali ha fallito: i cittadini non possono aspettare giorni, se non settimane, per essere richiamati da un centralino che non funziona. La Regione ha il dovere di intervenire immediatamente, assumendosi la responsabilità di appalti che portano a queste conseguenze. Perché è semplicemente intollerabile che i cittadini siano costretti a rinunciare alle cure”, sottolinea Martella.
Un altro esempio è il persistere dell’utilizzo di medici a gettone. “All’inizio dell’anno la Regione aveva promesso la riduzione, ma come confermato dagli stessi dati regionali questo non è avvenuto. I numeri sono rimasti uguali, e allarmanti: il 30% del personale nei Pronto soccorso veneti è costituito da professionisti esterni, con contratti precari che minano la qualità delle cure. I tagli e il blocco del turnover stanno impoverendo la sanità pubblica, lasciando interi reparti senza personale specializzato”, evidenzia il segretario del PD Veneto.
La situazione non potrà che peggiorare visto il quadro nazionale denunciato dalla Fondazione Gimbe: il finanziamento pubblico per la sanità scenderà al minimo storico del 5,9% del PIL entro il 2027. “Questi tagli significano meno medici, meno servizi e più disuguaglianze. Anche le Regioni più virtuose come il Veneto saranno costrette ad aumentare le imposte o a ridurre i servizi essenziali”, avverte Martella. “La sanità pubblica veneta è sempre più a rischio di privatizzazione, con il 14,1% del fondo sanitario regionale già destinato ai privati e con la spesa che i veneti sostengono di tasca propria che supera i 700 euro all’anno pro-capite, fra le più elevate in Italia. Zaia continua a tagliare nastri per la propaganda, ma i cittadini si trovano a fare i conti con un sistema che arretra nella qualità e nell’accessibilità. Noi non accetteremo questa deriva”.
Il Partito Democratico Veneto rilancia la propria proposta: incremento strutturale dei fondi per la sanità, un piano straordinario di assunzioni per il personale sanitario e un modello di governance che ponga al centro il diritto alla salute. “La sanità pubblica è un bene comune e non può essere sacrificata. La nostra battaglia è chiara: difendere il diritto alla salute dei cittadini veneti”, conclude Martella.