“Il provvedimento sull’autonomia differenziata che è stato votato oggi dal Senato non sarà la terra promessa raccontata.
Trattato come oggetto di scambio fra Lega e FDI è diventato un modesto barattelum. Il destino e l’assetto dell’Italia usato come merce in cambio il voto sul folle disegno del premierato”. Così il senatore Andrea Martella, segretario regionale del Pd del Veneto.
“Come succede da vent’anni a questa parte, grazie alla propaganda leghista, autonomia è diventata un tutto e un niente allo stesso tempo.
E oggi la Lega mostra la faccia felice di chi, dopo aver minacciato l’ l’indipendenza, si accontenta di parlare della confezione evitando di aprirla guardando a ciò che questa legge contiene. Viene evocata una terra promessa, ma cosa ci sia dentro e come si raggiunga, con quali effetti e con quali risorse finanziarie passa del tutto in secondo piano. Siamo tornati alla propaganda leghista d’antan e il ddl Calderoli, che non è nemmeno un lontano parente rispetto alle ipotesi originarie e al testo presentato lo scorso anno, è il canto del cigno di una stagione politica che si annunciava come la traversata del deserto e non è andata oltre la laguna.
È una chimera fatta di norme confuse e contraddittorie che promette al Nord e al Sud ma in realtà scontenta tutti e proprio per questo di difficile attuazione.
Si è passati dalla logica conflittuale con lo Stato, che ha caratterizzato gli ultimi 20 anni, che si accendeva quando al governo si trovava il centro sinistra, ad una tregua di coalizione. La prima vittima è il bilancio dello Stato, usato a parole per accontentare tutte le parti in commedia. Ma quello che colpevolmente manca è proprio un’idea di funzionamento del sistema Paese in cui le autonomie concorrano, con lo Stato, alle politiche pubbliche, un regionalismo cooperativo in cui le regioni non si chiudono nei propri territori bensì incidono nel determinare le politiche pubbliche coltivando gli interessi generali”.
“Anche per il Veneto – conclude Martella – finisce una stagione, quella del “facciamo tutto da soli e ci teniamo i soldi” e dovrebbe cominciare il tempo dell’assunzione di responsabilità nazionali, dell’essere protagonista a Roma, nel cuore della Repubblica. Una assunzione di responsabilità tanto più necessaria di fronte alle grandi sfide internazionali che il 2024 ci presenta. Una sfida in cui le vecchie parole appaiono consumate e inutilizzabili”.


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