“La Corte Costituzionale ha ritenuto fondate le molteplici questioni di legittimità costituzionale della legge Calderoli che nel corso degli ultimi due anni abbiamo sollevato, che sono oggetto della nostra battaglia parlamentare e delle nostre proposte. Si tratta della sconfessione di un impianto, di cui il presidente Zaia è stato principale protagonista, che avrebbe rischiato di far deragliare il già fragile stato del nostro ordinamento e la tenuta dei conti pubblici. La Corte sconfessa la retorica delle 23 materie, tutte e subito, sostenendo che “la devoluzione debba riguardare specifiche funzioni legislative e amministrative e debba essere giustificata in relazione alla singola regione”. Lo dice il senatore Andrea Martella, segretario del Pd Veneto.
“Viene rimessa nelle mani del Parlamento – prosegue Martella – la determinazione dei LEP che la legge Calderoli pretendeva di attribuire al solo governo, così la loro definizione con DPCM attribuita al governo.
Viene censurata la stessa modalità di definizione e di revisione delle aliquote di compartecipazione per le funzioni devolute, questione delicatissima che avrebbe potuto creare rilevanti tensioni per i conti pubblici.
Le stesse materie non Lep, quelle su cui Calderoli, spavaldamente aveva già iniziato a trattare, sono state circoscritte stabilendo che “i relativi trasferimenti non potranno riguardare funzioni che attengono a prestazioni concernenti i diritti civili e sociali” e le risorse finanziare relative dovranno essere determinate in riferimento a costi e fabbisogni standard. Altro che la spesa storica prevista dal Del Calderoli. Insomma una sconfessione significativa e una sconfitta per il governo. In questi ultimi due anni abbiamo provato in tutti i modi a far presenti esattamente questi problemi indicando le soluzioni. L’arroganza e la chiusura ancora una volta sono state cattive consigliere”.