I saluti della Vicepresidente del Senato
Care amiche e cari amici,

grazie per l’invito, sono davvero molto lieta di partecipare a questa cerimonia di premiazione nell’ambito del II° Concorso ‘Sulle vie della parità’.
Desidero ringraziare i gruppi di lavoro di Toponomastica Femminile, in particolare Maria Pia Ercolini, e la Federazione Nazionale Insegnanti, che hanno contribuito alla realizzazione della seconda edizione di questo importante concorso. Intendo subito confermare il mio totale apprezzamento per le vostre attività che, con il coinvolgimento di scuole, atenei ed enti di formazione, contribuiscono alla valorizzazione della storia al femminile delle nostre comunità locali, evidenziando il contributo delle donne allo sviluppo della società.
Come persona, come donna, come Vicepresidente del Senato, è per me un privilegio poter condividere con voi, oggi, la memoria di quelle donne che hanno agito per il bene della propria terra, per la conoscenza, per l’impegno politico, oppure per l’arte, rendendosi parte di un grande precorso di costruzione dell’identità collettiva.
È vero che i nomi delle strade e delle piazze contribuiscono a creare la nostra cultura, la nostra identità di popolo, ma soprattutto la riflessione e la ricerca storica sul vissuto quotidiano degli spazi urbani ci proiettano verso una futura condivisione del nostro immaginario.
Con i lavori svolti nell’ambito di questo concorso si interviene sui percorsi che formano gli stereotipi, i luoghi comuni e i pregiudizi, perché si offre una visione del mondo completa del contributo che le donne hanno dato alla nostra storia: si tratta di una grande operazione culturale condotta nel nome del riconoscimento.
Riconosciamo le donne, con i loro nomi e le loro biografie, andando a colmare le gravi lacune di conoscenza che nella storiografia ufficiale, ancora troppo spesso, sono causate dagli approcci sessisti e discriminatori con cui ci si avvicina alla ricerca e al sapere. Credo che iniziative come quella di oggi siano un’occasione per consolidare la nostra memoria e, di conseguenza, la nostra identità culturale, avvicinandoci con gratitudine e con rispetto a tutte quelle storie di donne che hanno contribuito, ciascuna con il proprio percorso di vita, a liberare donne e uomini da vecchi vincoli sociali, dall’arretratezza di molti pregiudizi ancora oggi diffusi, dai tanti limiti di una storia scritta solo per metà.
Con i progetti didattici di Toponomastica Femminile, noi compiamo ogni volta un passo straordinario verso il cambiamento dei modelli culturali dominanti con cui si condividono i modi di intendere il genere, l’identità, la libertà di scelta delle persone. Modelli spesso arcaici, direttamente ereditati da pesanti dettami “antropologici”, di tipo patriarcale, altre volte figli del più moderno consumismo pubblicitario, che sull’identità, in particolare delle giovani generazioni, opera consolidando stereotipi sessisti e vecchi luoghi comuni sia sui desideri maschili che femminili.
I nostri ragazzi e le nostre ragazze meritano di più di quanto non offrano oggi quei modelli dominanti, e scrivere una toponomastica al femminile, ricordando le tante donne che molto hanno fatto per la storia del nostro Paese, senza limitare il loro protagonismo a un ruolo marginale nei racconti di quella storia, vuol dire scrivere un simbolo di cambiamento, e vuol dire valorizzare il contributo di tutto il mondo della scuola a una nuova cultura del rispetto e della reciprocità.
Non possiamo nascondere che iniziative come la vostra possono contribuire veramente a costruire il contesto culturale della condivisione, della qualità delle relazioni tra donne e uomini; così facendo, si lavora anche per la prevenzione e per il contrasto della violenza verso le donne e della loro discriminazione.
Questa è la cultura di cui ha bisogno il nostro Paese, una cultura che – prodotta dalle realtà della scuola, dell’associazionismo e delle istituzioni – possa promuovere, anche attraverso l’alto valore simbolico di iniziative come le vostre, nuova conoscenza e sensibilità, nuovi legami tra passato e futuro.
È fondamentale che le persone abbiano gli strumenti culturali per agire sull’eliminazione di pregiudizi, costumi, e pratiche basati sull’idea subalterna della donna, e questa iniziativa rappresenta anche uno di questi nobili strumenti.
Mi permetto di sottolineare che il capitale femminile è il più dirompente capitale di cambiamento che abbiamo, un cambiamento ancora inespresso su cui possiamo e dobbiamo fondare il rilancio dell’Italia: in termini di crescita economica, di qualità dello sviluppo, di piena cittadinanza.
Non solo, ma come ho avuto modo di dire in tante altre occasioni, la discriminazione delle donne, la loro marginalità nella storiografia dominante, riguardano, soprattutto, l’identità maschile, perché il permanere di stereotipi e discriminazioni nei confronti delle donne imprigiona anche gli uomini in altrettanti codici di comportamento e comunicazione.
Io credo che chi compia attività di ricerca storica o artistica valorizzando anche la prospettiva di genere, doni a tutte e tutti noi nuovi occhi, nuove lenti con le quali leggere la nostra identità, nuove energie indispensabili per affrontare le sfide del futuro, perché il ‘doppio sguardo’ di donne e uomini è il miglior modo di guardare la realtà.
È fondamentale che i gruppi di ricerca di Toponomastica Femminile e tutti i soggetti coinvolti nei loro progetti proseguano lo straordinario lavoro fatto finora in più comuni d’Italia, contribuendo a portare alla luce il contributo delle donne alla nostra identità culturale.
Per questo mi auguro che le iniziative come ‘Sulle vie della parità’ possano viaggiare e farsi conoscere in tutto il nostro Paese, in tutte le nostre comunità, attraversando persone e istituzioni senza alcun confine ideologico né pregiudizio. Un sentito e profondo grazie, dunque, lo rivolgo a tutte e tutti per aver colto l’opportunità di questo concorso con cui dare nuovo valore agli spazi pubblici.
Il vostro omaggio alle donne, è anche un omaggio rivolto al futuro, un modo per rendere più matura la nostra democrazia e per dare, alla differenza femminile, il giusto valore che merita. Ancora grazie a tutte e a tutti.

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