‘Si potrebbe formare una maggioranza vastissima in Parlamento’
I grillini aprono al controprogetto di riforma del senato di Vannino Chiti. Sono pronti a votare un ddl alternativo a quello del governo, pur condizionandolo a un paio di modifiche. Un`apertura che sembra tanto un bacio della morte. Eppure il senatore Corradino Mineo, uno dei 22 del Pd che spinge per soluzioni diverse da quelle del governo, non deflette. Anzi. «Non è il segretario del mio partito – ironizza – a sostenere che le riforme si fanno con tutti? E noi siamo pronti a dialogare davvero con tutti, dal pregiudicato Berlusconi a Grillo, a Sel, passando per Calderoli, i centristi, e le varie anime del Pd».
Mineo, però il governo vuole un Senato delle Autonomie, senza senatori eletti dai cittadini, e voi volete un Senato con gli eletti, ma dimezzato.
«Premesso che oggi non ho ascoltato altro che interventi critici contro il ddl Boschi, e che quindi il dissenso è ben più vasto di quel che rappresentiamo noi del ddl Chiti, mi sento di dire al governo che c`è uno storico obiettivo a portata di mano. Si va formando una maggioranza vastissima che comprende l`intero arco parlamentare. E la cosa più incredibile, me lo lasci dire, è che sarebbe il trionfo di Matteo Renzi».
 Mica tanto, senatore Mineo. Voi gli state sabotando la riforma. E questo è fuoco amico.
«Scusi, restiamo con i piedi per terra. Renzi ha avuto l`incredibile merito di imporre alla politica la riforma del Bicameralismo perfetto. E su questo ormai siamo tutti d`accordo. Così come sul dimezzamento dei parlamentari. Ci siamo arrivati tutti, in un modo o nell`altro. E anche sulla necessità di lasciare solo alla Camera il voto di fiducia e le leggi di bilancio. Se il governo non si intestardisce sulla sua proposta, con il prendere o lasciare, c`è dietro l`angolo una riforma davvero epocale. E io spero davvero tanto che Renzí colga l`occasione. Non mi saprei spiegare un`altra posizione. A meno che ci sia qualcosa di non detto».
Un retroscena?
«Se mi chiede un parere personalissimo, io azzardo la seguente ipotesi: forse Renzi, che ben conosce la realtà italiana, pensa (ma non può dire) che siamo andati troppo in là con il federalismo. E allora la soluzione non sarebbe soltanto la riforma del Titolo V della Costituzione, riportando alcune competenze regionali allo Stato, ma con il Senato delle Autonomie, portando cioè a Roma per qualche giorno al mese sia i Governatori, sia i sindaci delle principali città, il governo riporterebbe tutti sotto il suo controllo politico. Il problema esiste, sia chiaro. Anche per i risvolti di spesa. E la soluzione non è mica disprezzabile. Ma allora lo si dica che non è questione di parrucconi contro riformatori. Machiavellicamente parlando, si tratta di un ‘promoveatur ut amoveatur’. Li promuovono per rimuovere qualche ostacolo».