Una decisione incomprensibile, sbagliata e mai accaduta prima. Così Corradino Mineo, senatore del Pd, definisce la sua sostituzione in Commissione Affari Costituzionali.
Lei ha parlato di «autogol di Renzi». Ci spieghi meglio.
«Non è vero che io abbia esercitato un veto. Anzi, abbiamo collaborato con spirito costruttivo alla norma che Renzi ha chiesto, che noi condividiamo e vogliamo fare meglio. Abbiamo solo dato un contributo positivo su delle questioni rispetto al disegno di legge Boschi. Superandole, tra l`altro, si poteva ottenere un largo consenso sulla riforma. È stato il governo che si è irrigidito, annullando il dibattito e ritornando a un vecchio testo. Non regge che i sindaci e i presidenti di Regione si trasformino in senatori. Non c`è stato nessun voto in cui abbia messo a rischio la compattezza del governo».
Si può dire che è stata un`epurazione stile Grillo?
«Io non mi sento epurato, mi sento solo un uomo libero. Evidentemente non si voleva fare i conti con errori commessi da altri che hanno danneggiato la riforma. Per questo si è alzato un polverone. Il problema non c`era, lo hanno creato».
 Anche Giachetti, due giorni fa, sulla responsabilità civile dei magistrati non ha seguito la linea del Pd.
«Sono due vicende che mi sembrano separate. La nostra è una conseguenza di una difficoltà che c`è a conquistare il Parlamento e che si vuole nascondere o risolvere a forza di proclami. Questo mi pare profondamente sbagliato».
 Il suo allontanamento nasconde la difficoltà a mediare con Berlusconi su questa riforma?
«Anche molti senatori dell`opposizione avevano detto che bastava aprire alla possibilità di un Senato elettivo, con un numero di senatori molto ridotto, per approvare questa importantissima riforma. Che senso ha dire no in Commissione e poi dire sì in un accordo al vertice con Berlusconi? È incomprensibile».
Si aspettava l`autosospensione di 13 senatori del Pd?
«Mi ha sorpreso positivamente. Ora incontreremo Zanda che non mi ha neanche mai comunicato la sostituzione, che si è avuta a mezzo stampa, e poi vedremo all`assemblea di martedì con il gruppo. In questo momento il rapporto di fiducia con il gruppo si è interrotto perché invece di ascoltare i problemi, senza ragione, se la sono presa con alcuni di noi. In modo incomprensibile e partito cratico».
Se fosse successo lo stesso episodio nel centrodestra, cosa sarebbe accaduto?
«Il Pd si chiama democratico già nel nome e, nonostante una parte del Pd venga da un`esperienza che faceva riferimento al Pci, cose del genere non si sono mai verificate. L`unica radiazione che ricordo è quella del 1969 del gruppo del Manifesto, quindi ovviamente tutto ciò fa scandalo. Noi avevamo posto un problema che aiutava Renzi, perché invece di accettare l`aiuto si sono fatte le barricate?».
Per la riforma del Senato Renzi aveva fissato come data i110 giugno. Ha pagato l`ansia del Premier perché i tempi si stanno allungando?
 «Guardi che i tempi si allungano perché la Boschi ha ritenuto di non voler cambiare neanche una virgola del suo testo dopo 48 ore di dibattito parlamentare. Altrimenti per noi, e anche per le opposizioni, la riforma ci sarebbe già. Sono state le scelte sbagliate, fatte in nome del governo, a far allungare i tempi. La riforma era a portata di mano ma per una questione di orgoglio, di prestigio, invece di apportare qualche modifica, verso le quali Renzi aveva aperto in due riunioni, si è tornati indietro e si è cercato di imporre il testo base. Il risultato è stato quello di far approvare una mozione di minoranza, di Calderoli, e la commissione da allora non ha fatto un solo passo avanti. Gli errori sono tutti loro. Io ho solo la colpa di aver detto chiaramente chi, sbagliando, stava complicando la vita del disegno di legge».
Cosa succederà adesso?
«Penso sia inevitabile, se il governo vuole la riforma e sono sicuro che lavuole, che modifichi qualcosa del testo. Per quanto riguarda noi credo che Renzi dovrebbe consigliare al gruppo di riaprire un dialogo. Se poi non dovesse essere così, deve chiedere a chi si prende la responsabilità delle scelte».