Garantire maggiore stabilità amministrativa al carcere Beccaria di Milano, “che dopo dieci anni di direzioni provvisorie, da un anno aveva finalmente un direttore, la cui permanenza viene tuttavia messa in discussione perché l’istituto è stato posto sotto regime di osservazione speciale”. E’ quanto chiede il senatore milanese Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo del Pd e componente della Commissione Giustizia, con un’interrogazione rivolta al ministro Carlo Nordio.
“Come riportato dalla stampa – spiega Mirabelli – il Beccaria è stato posto sotto un regime di osservazione speciale per complessità gestionale ‘di alto livello’ derivante dalla ‘specificità criminologica milanese’. L’istituto minorile, già noto alla cronaca per l’inchiesta della Procura sui presunti maltrattamenti ai danni dei detenuti, sfociati nell’arresto di tredici agenti e nella sospensione di altri otto, è l’unico, insieme al Nisida di Napoli, a rientrare nella classificazione di ‘sede di incarico superiore’. Ciò comporta che il direttore abbia almeno nove anni e mezzo di esperienza comprovata nel sistema penitenziario. Il Beccaria si vede pertanto costretto ad operare l’ennesimo cambio al vertice, a meno di un anno dall’arrivo di Claudio Ferrari, risultato primo al concorso nazionale, che stava lavorava in modo indefesso per sanare le numerose criticità e ristabilire una programmazione a lungo termine. Ai fini dell’individuazione della nuova figura dirigenziale, risulteranno decisivi i prossimi passaggi amministrativi: manca infatti la firma del ministro della giustizia per sancire definitivamente la nuova classificazione dell’istituto, che darà il via a un nuovo interpello per il direttore. Al ministro chiediamo perciò le ragioni di questa decisione e le eventuali responsabilità pregresse e un intervento per garantire maggiore stabilità amministrativa al Beccaria, assicurando che i 3 mln di euro di fondi Fami vengano investiti nell’assunzione di figure professionali, come mediatori culturali e personale psicopedagogico, per il recupero e il pieno reinserimento sociale dei detenuti”.


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