Il «redde rationem» era nell’aria e i passi verso la resa dei conti sono stati mossi. Le prime conseguenze politiche del voto sull’acqua per l’assemblea distrettuale di Caserta sono già arrivate. E coinvolgono direttamente i livelli nazionali del Partito Democratico. Dopo la nuova frattura interna tra il commissario Mirabelli e il gruppo Oliviero-Caputo, che hanno presentato liste separate in questa elezione, proprio il senatore milanese ieri ha avuto un colloquio a Roma con il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini per chiedere che si faccia chiarezza sulla vicenda.
Commissario, cosa vi siete detti con Guerini?
«Ho portato alla sua attenzione gli ultimi gravi fatti di cui ancora si stanno rendendo protagonisti alcuni esponenti istituzionali del partito in provincia di Caserta. E ho chiesto di intervenire con sollecitudine».
Altrimenti?
«Voglio essere molto chiaro e l’ho spiegato a Guerini. Io non aprirò il tesseramento in Terra di Lavoro (propedeutico alla celebrazione del congresso provinciale, ndr) finché non saranno messe le cose in chiaro con Oliviero e Caputo. Non è accettabile il modo in cui si rapportano al partito, non si può stare così dentro il Pd, bisogna capirlo una volta per tutte».
Cosa accadrà ora?
«Abbiamo deciso che a gennaio ci sarà un confronto politico con lo stato maggiore del partito, alla presenza di Guerini e di tutte le componenti interessate. Bisogna andare avanti per il bene del Pd e di Caserta».
Intanto si sono chiuse le urne per questo contestato voto…
«E tutto è andato secondo i piani, tranne la vicenda di Capua, che comunque non cambia gli equilibri».


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