Senatore, che cosa sta succedendo nella maggioranza e nel governo dopo l’elezione di Torrisi alla presidenza della Commissione Affari costituzionali del Senato?
“Credo abbia ragione Renzi quando dice che l’espressione crisi di governo appartiene ad un’altra era politica. La maggioranza c’è, stiamo governando e stiamo facendo leggi. Oggi è stato approvato il decreto terremoto dalla Camera così come hanno ricevuto il via libera altri importanti provvedimenti. Ieri poi c’è stato il voto di fiducia in Senato con una maggioranza ampia. Quello che è avvenuto in Commissione al Senato è stata una scelta di una parte della maggioranza di allearsi con il Movimento 5 Stelle e con Forza Italia per destabilizzare la I Commissione e lanciare un messaggio che sulla legge elettorale una parte vuole tornare al sistema proporzionale. Ognuno si assume la responsabilità di quanto è successo. Avevamo detto già dopo l’esito del referendum del 4 dicembre che c’era il rischio di tornare indietro alla palude e queste manfrine incomprensibili con il voto segreto da Prima Repubblica dimostrano che è proprio così”.
Quindi non c’è nessuna crisi di governo?
“Assolutamente no. Come dice Renzi, non ha nemmeno senso questa espressione”.
Però da Mdp dicono che non hanno votato Torrisi e che la colpa è del Pd…
“Di una cosa sono sicuro essendo membro della Prima Commissione. Gli otto senatori del Pd hanno votato tutti in modo compatto per Pagliari mentre è sicuro che Mdp abbia votato per Torrisi. D’altronde i suoi due rappresentanti in Commissione non hanno fatto nulla per nasconderlo. E’ un fatto incontrovertibile che Mdp abbia votato Torrisi, poi lasciamo stare da dove siano arrivati gli altri voti”.
Torrisi si dimetterà?
“Penso di no, la I Commissione ha deciso e ha trovato un presidente. Si tratta di un organismo decisivo per portare avanti le leggi. E’ certamente un brutto episodio. Ma non finisce né il governo né la legislatura. Andiamo avanti”.
Oggi lei ha visto Matteo Renzi, come le è sembrato?
“Molto carico e soddisfatto del risultato nei circoli del Pd. Sono convinto che questa fase da qui alle primarie del 30 aprile servirà per raccontare le riforme che abbiamo fatto in questi anni, molte delle quali si stanno completando in questi giorni come la scuola”.
Elezioni politiche nel 2018?
“Il governo sta lavorando e nessuno pone questa questione. Lo stesso Renzi, come ha fatto Gentiloni, incontrando i gruppi del Pd ha insistito sul fatto che ci stiamo diamo un percorso di legislatura per completare le riforme che abbiamo messo in cantiere”.
Lei è un uomo molto vicino a Dario Franceschini, in tutta questa vicenda tiene l’asse tra Renzi e il ministro dei Beni Culturali o scricchiola?
“Anche il candidato del Pd Pagliari era un esponente molto vicino a Dario Franceschini ed è stato sostenuto da tutto il Pd. L’asse ha tenuto e tiene, anche perché Dario ha dato un contributo importante nella prima fase del congresso. Continueremo a fare questo sforzo tutti insieme al fianco di Renzi”.
Qualcuno afferma che il premier Gentiloni stia pensando di votare Orlando e non Renzi alle primarie Pd. E’ così?
“Conosco bene il legame molto stretto che c’è tra Gentiloni e Renzi e non penso proprio. Il Presidente del Consiglio è un grande sostenitore di Renzi”.
Però con l’elezione di Torrisi la legge elettorale rallenta il suo iter…
“Intanto la legge elettorale andrà in aula alla Camera a maggio e vediamo che cosa succede e che accordi ci saranno. Noi abbiamo un’idea chiara che il Mattarellum, se alle altre forze politiche non sta bene spetta a loro dirci cosa propongono”.
Non basta il sì della Lega al Mattarellum?
“E’ troppo poco, anche perché poi ci sarebbe un passaggio al Senato. Non si può continuare – come lascia intendere quello che è accaduto in Prima Commissione al Senato – con le opposizioni che si limitano a dire no a tutto e a tutti penalizzando così l’Italia e gli italiani”.