“In questi giorni è tornato agli onori delle cronache il tema del gioco dando conto dell’inchiesta della procura di Milano sui siti illegali che coinvolge diversi calciatori. L’attenzione è legata più alla visibilità dei protagonisti che alla preoccupazione per la diffusione del fenomeno. D’altra parte il tema è scomparso dall’agenda del governo e di buona parte della politica. Il gioco, tranne quello digitale, continua a non essere regolamentato. Sono passati 8 anni dall’intesa Stato Regioni che non fu recepita per la fine della legislatura e che aveva definito un quadro a tutela della salute delle persone e anche delle aziende ma con l’obiettivo di ridurre la domanda e l’offerta di gioco. Da allora la legge ha delegato il governo a regolamentare i giochi. L’assenza di questa normativa comporta la continua proroga delle concessioni, la mancanza di decisioni sugli orari di apertura e la distanza dai luoghi sensibili dei siti dove si gioca e quella delle prescrizioni a tutela degli utenti, dai tempi di gioco ai limiti di spesa. L’inerzia del governo si accompagna a una stagione in cui si sta perdendo di vista l’obiettivo della riduzione della domanda e dell’offerta di gioco”. Così in un articolo sul Domani il vice presidente dei senatori del Pd Franco Mirabelli.
“È evidente – continua il senatore dem – l’aumento delle sponsorizzazioni delle squadre e negli stadi di siti di gioco, ma soprattutto è evidente, nonostante la proibizione assoluta, la crescita di spot televisivi, spesso con testimonial molto popolari, che si richiamano direttamente alle scommesse e al gioco online. È chiaro che il regolamento di Agcom che consente l’informazione sulle quote per gli scommettitori e altro, viene usato per aggirare la legge che proibisce ogni forma di pubblicità di giochi e scommesse. L’invito che sta spopolando anche sulle tv generaliste, a ‘giocare responsabilmente’ non è altro che una pubblicità evidente dei siti di gioco online”.
“Di fronte a questa situazione – conclude Mirabelli – è necessario aprire una riflessione su cosa si deve fare per difendere la norma che proibisce la pubblicità. Pensando poi, come racconta anche l’inchiesta di Milano, a quanto la criminalità sia sempre più interessata al gioco, non deve venir meno una attenzione a governare il settore con l’obiettivo di ridurre la domanda”.


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