In queste settimane i vertici del governo italiano stanno denunciando quotidiani attacchi provenienti da ogni parte. Il ministro Matteo Salvini, a fronte dell’incapacità di frenare gli sbarchi ormai raddoppiati rispetto allo scorso anno, denuncia un complotto internazionale e lo definisce addirittura un atto di guerra senza chiarire chi sarebbe il responsabile. Lo stesso vicepremier non condivide, legittimamente, la sentenza del giudice di Catania, che dichiara illegittime alcune norme volute dal governo in materia di trattenimento dei richiedenti asilo perché contrarie alla Costituzione e alle direttive europee. Ma non condividerle è una cosa, altro è minacciare di sanzionare il magistrato in questione e sostenere la necessità di riformare la giustizia, non per avere processi più giusti e rapidi, ma per impedire che la magistratura possa intervenire in contrasto con le volontà del governo.

Così si mette in discussione un principio fondamentale, quello dell’autonomia e della distinzione tra potere politico e giudiziario.
Anche la presidente del Consiglio ha aperto un fronte polemico con la Germania, colpevole di finanziare le ong che salvano le vite nel Mediterraneo, insistendo nell’accusare quelle organizzazioni di avere un ruolo attivo nel traffico di migranti. Peccato che meno del 5% dei migranti sbarcati in Italia arrivano portati dalle ong che li hanno salvati nel Mediterraneo. Ancora Giorgia Meloni denuncia un complotto, evidentemente inesistente, della sinistra per far fallire il suo governo e realizzare un governo tecnico, che il Pd in primis ha escluso di voler sostenere dichiarando che, di fronte a una crisi di governo, l’unica strada sarebbero le urne.

È evidente che questa volontà di alimentare polemiche sul nulla, denunciare complotti improbabili e inventare nemici da combattere è una strategia utile a nascondere i problemi reali degli italiani che questo governo non riesce ad affrontare ma, al tempo stesso, rischia di fare danni, mettendo in discussione principi costituzionali e rapporti internazionali.

Intanto, il prezzo della benzina continua ad aumentare e a gravare sui bilanci familiari senza che vengano, come avevano promesso, tolte le accise (le tasse che formano oltre metà del costo alla pompa del carburante); l’inflazione ha ridotto ulteriormente il potere d’acquisto di stipendi e pensioni senza nessun significativo intervento del Governo. E ciò che più preoccupa, letto il Documento di Economia e Finanza che la maggioranza ha votato e che disegna le linee della prossima Legge di Bilancio, è l’assenza di politiche significative per aiutare le persone che fanno più fatica. Si conferma il taglio delle tasse (il cuneo fiscale) per i redditi più bassi senza nuovi interventi per aumentare il potere d’acquisto dei salari e senza che quel taglio sia permanente. Non c’è nulla sulla casa, non si rifinanzia il fondo sostegno affitti (azzerato nella scorsa Legge di Bilancio), non si prevede nulla per bloccare l’aumento degli affitti dovuto all’inflazione e, a fronte di una domanda enorme di case a canoni sostenibili, non si investe sull’edilizia sociale e il ministro Salvini parla di un fantomatico “Piano Casa per la borghesia”. Ma la cosa che più preoccupa è l’ulteriore taglio alla spesa sanitaria che rischia di rappresentare un colpo esiziale alla Sanità pubblica. Servono soldi e investimenti in personale per garantire a tutti le prestazioni necessarie in tempi giusti e senza liste di attesa. O si fa questo, o il piano inclinato porta ad una situazione in cui chi può pagarsi le prestazioni le può avere in tempi utili mentre chi non può rischia di non avere le stesse cure.

Ecco, il tentativo di parlare d’altro e non dei problemi degli italiani non può e non potrà nascondere bisogni concreti, realtà che hanno bisogno di risposte che non possono essere nascoste.


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