In una fase economicamente drammatica il Superbonus – una misura di per sè molto costosa (oltre 33 miliardi) e non certo priva di criticità – ha svolto una funzione cruciale per favorire la ripresa dell’edilizia e dell’intera economia.
Mantenere troppo a lungo un’incentivo così elevato sarebbe stato però irragionevole e insostenibile. Bene ha fatto perciò il governo, con la legge dì bilancio 2022, a stabilire un percorso dì décalage che porterà il Superbonus dall’attuale 110 per cento al 70 nel 2024 e al 65 nel 2025.
La cedibilità dei crediti fiscali ha avuto un ruolo decisivo nella spinta all’utilizzo di tutti i bonus edilizi e li ha “democratizzati”, rendendoli utilizzabili anche per chi ha imponibili IRPEF molto bassi. Purtroppo, una serie di falle normative – riguardanti più gli altri incentivi edilizi che il Superbonus 110 – e una diffusa propensione all’illegalità hanno aperto la strada a frodi enormi, pari secondo i dati dell’Agenzia delle entrate a 4,4 miliardi a fronte di 38,4 miliardi di crediti ceduti a fine 2021.
Di fronte a problematiche di questa portata, intervenire era necessario.
Il governo lo ha fatto con il decreto legge “sostegni ter”, decidendo una stretta sulla cessione dei crediti ritenuta da molti eccessiva.
Le proposte presentate durante le audizioni della commissione bilancio del Senato, così come quelle che stanno emergendo nel dibattito pubblico, indicano la strada per correggere la rotta senza tornare allo status quo ante.
Spetta al governo e al Parlamento valutarle ed eventualmente accoglierle, evitando ogni approccio ideologico e cercando di affrontare con il massimo pragmatismo i problemi che abbiamo di fronte.
Nell’immediato, l’obiettivo da porsi è contrastare efficacemente le frodi evitando di paralizzare l’edilizia. Una scelta importante, in questo quadro, sarebbe vincolare l’uso dei bonus al rispetto del contratto collettivo dei lavoratori edili, non solo per migliorare la sicurezza nei cantieri ma anche per facilitare i controlli anti frode da parte delle autorità preposte.
In prospettiva, l’Italia deve dotarsi di una strategia di lungo periodo per la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare, decisiva per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni dì CO2. Di questa strategia devono essere parte integrante incentivi con un orizzonte temporale più lungo, obiettivi ambientali maggiormente ambiziosi e meccanismi di funzionamento meno regressivi degli attuali bonus”. Così su Facebook il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Pd.