“La CGIL ha ragione: è un grave errore uscire da un settore strategico come
la chimica di base. Se il governo avallerà il piano di ENI – che è un piano
di dismissione, non di trasformazione – l’Italia si condannerà alla
subalternità in un ambito cruciale per una larga parte della nostra
manifattura”. Lo ha dichiarato Antonio Misiani, senatore del Partito
Democratico e responsabile economico del partito, intervenendo alla
conferenza stampa organizzata a Roma dalla CGIL e dalla FILCTEM CGIL.
“Il governo Meloni si dichiara vicino alle imprese, ma la realtà è che è
rimasto con le mani in mano sul nodo dei costi dell’energia, che sta
mettendo in ginocchio la manifattura italiana, e con l’ultima legge di
bilancio ha smantellato le politiche industriali. Basta vedere la parte
bilancio del MIMIT dedicata alle politiche industriali: c’erano 5,8
miliardi nel 2024, si scenderà a 3,9 nel 2025, fino a 1,2 miliardi nel
2027. Senza soldi, il libro verde predisposto dal ministro Urso non è altro
che una scatola vuota, un inutile manifesto di buone intenzioni. Serve un
cambio di marcia e noi ci batteremo per questo”.
“Chiediamo a ENI di tornare indietro rispetto alla decisione di chiudere
gli impianti di cracking e al governo di battere un colpo sui costi
insostenibili dell’energia e sulle politiche industriali. Non possiamo
rimanere inerti di fronte alla de-industrializzazione del Paese”.
Roma, 22 gennaio 2025
Alla luce dei principi di cui al D.lgs. 196/03 e al Regolamento UE
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