“Il governo sottovaluta gravemente i
rischi per la nostra economia. Meloni, Giorgetti e Tajani
giudicano accettabile e sostenibile l’ipotesi di un accordo con
gli USA per dazi al 10 per cento, ma la verita’ e’ ben diversa:
quella che sta venendo avanti non e’ una intesa tra pari, ma
qualcosa di simile ad una resa senza condizioni dei Paesi Ue,
avallata senza fare una piega dal governo italiano”. Lo dice
Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria Pd e
senatore. “Non ci sono solo i dazi generalizzati – a cui va
sommato, come giustamente ricorda il presidente di
Confindustria, un deprezzamento del dollaro di oltre il 13 per
cento – ma anche lo stop alla global minimum tax sulle
multinazionali americane e l’accordo capestro del vertice Nato
per aumentare le spese per difesa e sicurezza al 5 per cento del
Pil entro il 2035, con un costo aggiuntivo per i contribuenti
italiani di oltre 400 miliardi di euro in dieci anni”, osserva.
“In questo quadro fosco, sconcerta come la Meloni e i suoi
ministri non abbiano la piu’ pallida idea di come fronteggiare
le ripercussioni negative sulle esportazioni, il Pil e
l’occupazione. Servirebbe un piano di rilancio della domanda
interna e misure di sostegno per l’internazionalizzazione delle
imprese. Ad oggi, invece siamo a zero. Il fantomatico piano da
25 miliardi annunciato dalla premier tre mesi fa si e’ perso
nella nebbia. Si festeggia con le fanfare l’erogazione di una
nuova rata del Pnrr, ma la spesa effettiva delle risorse europee
e’ in fortissimo ritardo. L’inflazione sta rialzando la testa,
specialmente per quanto riguarda i beni del cosiddetto “carrello
della spesa”, ma il tema non esiste nell’agenda del governo.
Inerzia totale sui costi dell’energia. Una preoccupante
ambiguita’ sulla ratifica del trattato di libero scambio con i
Paesi del Mercosur, che aprirebbe una importante alternativa per
le esportazioni italiane. Con le chiacchiere e la propaganda non
andiamo da nessuna parte. E’ tempo che il governo faccia i conti
con la realta’ e risponda con fatti concreti ai problemi che
gravano sull’economia italiana”, conclude. (AGI)red/Gil


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