Per Antonio Misiani, orlandiano doc e responsabile Economia nella segreteria Letta, l`implosione della sinistra che al congresso del Pd si è divisa in più tronconi è «una lettura lontana dalla realtà». Alla fine, l`anima più progressista farà come lui: sceglierà l`ex vice di Bonaccini e sua principale sfidante.

Senatore nega l`evidenza?

«Guardi io sono convinto che il grosso della sinistra, dentro e fuori il Pd, sosterrà Elly Schlein. Dopodiché il congresso non è un derby tra la sinistra e la destra del partito. Deve avere una natura costituente, discutere e ridefinire il nostro profilo politico e programmatico dopo una sconfitta storica».

Non è un derby ma in questo si sta trasformando: in una lotta fra riformisti e laburisti che minacciano la scissione nel caso vincesse il candidato avversario.

«Bisogna finirla con la storia che chi perde se ne va e porta via il pallone. Noi siamo una classe dirigente adulta che ha a cuore non solo le sorti del Pd, ma quelle del Paese: senza una grande forza progressista in grado di guidare l`opposizione e costruire l`alternativa al governo più a destra della storia repubblicana la democrazia è più debole. Chi decide di sabotare il Pd si assume una bella
responsabilità».

Lei ha scelto Schlein, di cui sarà coordinatore del programma. Perché?

«Pur avendo stima per tutti i nomi in campo, ho condiviso la sua candidatura perché credo che al Pd serva una forte spinta innovativa. Elly è una “nativa democratica”, la sua storia interpreta meglio di altre la contemporaneità, i valori e le aspirazioni dei giovani, le battaglie della sinistra del XXI secolo per ridare dignità al lavoro, difendere ed estendere i diritti sociali e civili nella transizione ecologica e digitale, per la democrazia e la pace contro ogni autoritarismo».

Non era Cuperlo l`opzione più naturale per la corrente di Orlando, di cui lei è esponente di punta?

«Ho sostenuto Cuperlo nel congresso 2013. Gianni rimane un riferimento importante, ma ora siamo in una stagione molto diversa. Che richiede, a mio giudizio, una scelta che guarda al futuro».

Ma la sua corsa solitaria non spacca la sinistra e aiuta Bonaccini?

«Ho troppo rispetto di Gianni per pensarlo. Credo anzi che la sua presenza arricchirà il dibattito».

Eppure ci avete messo un po` a schierarvi, come mai?

«Il termine di presentazione delle candidature è il 27 gennaio, non domani mattina. Siamo nella fase costituente del congresso. Alla maggior parte degli elettori, a partire dai tanti che non hanno ancora deciso, interessa un confronto sulle idee, non il posizionamento di ognuno di noi».

Se dovesse vincere Bonaccini, considerato troppo renziano, tanti di voi diranno addio al Pd?

«Assolutamente no. Dal mattino dopo, comunque vadano le primarie, ci metteremo tutti a lavorare per rafforzare il Pd e tenerlo unito».

E all`inverso, i riformisti se ne andranno se vince Schlein?

«E perché mai? Noi vogliamo un nuovo Pd, non la sinistra di cinquant`anni fa».

Non sono fondati i timori dei popolari e di eminenti personalità come Arturo Parisi secondo cui nella riscrittura del Manifesto dei valori si sta schiacciando il Pd troppo a sinistra?

«Questi timori verranno smentiti dai fatti. La Carta va aggiornata, non riscritta. I valori restano gli stessi, ma il mondo è cambiato e dobbiamo prenderne atto».

Nel vostro programma riproporrete l`alleanza organica con i SStelle?

«Elly è stata chiara: la priorità è ridefinire un`identità chiara del Pd. Fatto questo, discuteremo di alleanze con l`obiettivo della convergenza di tutte le opposizioni nella costruzione di un`alternativa alla destra».


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